Arti minori diventano arti maggiori: Tattoo & Street Art
Nella sua accezione odierna l’arte è strettamente connessa alla capacità di trasmettere emozioni e messaggi soggettivi. Non esistendo un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione, molte delle attività umane e delle forme di creatività e di espressione estetica non sono state per lungo tempo riconosciute, né generalmente accettate dall’immaginario comune come “forme d’arte” paragonabili alla pittura, scultura, danza e musica.
Questo è quello che è successo a street artist e tatuatori, rimasti a lungo confinati, lungi dall’essere comunemente riconosciuti come “artisti”.
Negli ultimi anni però molto è cambiato, queste due discipline sono entrate di prepotenza nei saloni buoni dell’arte, confermate a pieno titolo dal moltiplicarsi di eventi e fiere, perdendo così quella connotazione di arti tribali e di nicchia. Le opere su muro che nascono dall’incontro di queste due forme artistiche hanno un sapore nettamente diverso rispetto al solito e spaziano dalle raffigurazioni sacre e medioevali dalle linee spesse e dal largo uso di nero e bianco, ai cartoon coloratissimi contornati da linee e figure astratte che spesso trovano poco spazio su pelle. Viceversa, quando l’arte di strada si mescola a quella su carne possiamo trovare font di scrittura tipici del graffito, tattoo con l’aspetto di stencil, colorazioni imperfette e dotworks utilizzati ad effetto spray.
Sono davvero molti i tatuatori influenzati dalla street art e viceversa, perciò citerò alcuni tra i più attivi e quotati artisti italiani, lasciando a voi come sempre il giudizio finale, facendo parlare le foto dei lavori: OZMO pietra miliare della street art italiana e graffiti insieme a Fra32; Otto D’Ambra partito dal milanese studio di Trafficanti d’Arte e ora in pianta stabile a Londra; BUE 2530 con base a Firenze e attivo a livello nazionale e internazionale; Mr. Wany, Officina Tattoo Milano; Ericailcane, in cui l’immaginario di animali fluttuanti viene riproposto su pelle e James Kalinda, artista parmigiano.
a cura di Enrico Pirana