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Arrestato Paul Watson: il protettore delle balene

Durante una delle sue spedizioni, il "Capitano" Paul Watson di Sea Shepherd è stato arrestato sotto richiesta del Giappone, che vuole ampliare la sua caccia alle balene

Paul Watson Sea Sheperd
Il fondatore di Sea Shepherd e co-fondatore di Greenpeace Paul Watson è stato arrestato. L’attivista, in missione per intercettare la baleniera giapponese Kangei Maru, è stato trattenuto dalla polizia federale danese, che ha risposto a un mandato internazionale delle autorità giapponesi.

Secondo il post diffuso su X dalla Fondazione Capitano Paul Watson (CPWF), la cattura sarebbe avvenuta sulla base di un vecchia «allerta rossa» dell’Interpol risalente al 2012 per contrastare le attività di anti-caccia alla balene tenute da Watson in Antartide.

«Questo sviluppo è una sorpresa – dichiara la CPWF – poiché gli avvocati della Fondazione avevano riferito che l’avviso rosso era stato ritirato». 

PAUL WATSON ARRESTATO IN GROENLANDIA: “DEVE ESSERE IMMEDIATAMENTE RILASCIATO”

La polizia federale danese non ha perso tempo. Appena la barca dell’attivista ha attraccato a Nuuk, capitale della Groenlandia, per fare rifornimento, è saltata a bordo per arrestare Watson.

Da quanto riportato dalla CPWF, la barca del “Capitano” era in viaggio verso il passaggio a nordovest, che collega l’Oceano Atlantico con il Pacifico, in missione per fermare la nuova nave giapponese nel Pacifico settentrionale.

Infatti, secondo la Fondazione, il Giappone vorrebbe riprendere entro il 2025 la sua caccia alla balene anche in acque non territoriali, in teoria bloccata nel 2016. Ritenendo per tale motivo «la riattivazione dell’allerta rossa contro il Capitano politicamente motivata».

Attualmente, Paul Watson risulta sotto custodia «e non è chiaro se la Danimarca lo estraderà in Giappone». È una decisione che dovrà essere presa dal Ministero della Giustizia.

«Abbiamo bisogno che Paul venga rilasciato immediatamente», conclude il messaggio della CPWF che chiede il rilascio di Watson.

SALVARE GLI OCEANI SIGNIFICA SALVARE L’UMANITÀ

«Il futuro dell’oceano è anche il futuro dell’umanità» aveva dichiarato Paul Watson a DolceVita nel 2017. «La connessione più diretta è l’ossigeno che respiriamo», prodotto per il 60-80% dal fitoplancton nel mare. Diminuito di circa il 40% dal 1950.

«Il pianeta ha due polmoni. Un polmone è blu e l’altro è verde – sottolinea Watson – Se distruggiamo le foreste e il fitoplancton, distruggiamo noi stessi». In breve: «se muore l’oceano, moriamo tutti quanti!».

Ma cosa possiamo fare nel concreto? Scelte più sostenibili, ogni giorno, partendo da quello che mettiamo sulla tavola. Un’alimentazione più vegetale infatti è il primo passo per uno stile di vita meno impattante.

«Stiamo mangiando gli oceani al collasso», ci conferma Paul Watson. «Circa il 40% dei pesci tolti dal mare vengono convertiti in alimentazione animale per i maiali, polli, animali da pelliccia, salmone locale e gatti. Solo i gatti domestici mangiano più pesce (circa 2.8 milioni di tonnellate) rispetto a tutte le foche dell’oceano atlantico del nord».

Infine: «L’industria della carne macella circa 65 miliardi di animali l’anno (non sono inclusi i miliardi di pesci consumati) e questo settore contribuisce di più alla produzione di gas serra che l’intero settore dei trasporti».

E per dare il buon esempio, infatti, sulle navi della Sea Shepherd vengono serviti all’equipaggio solo pasti 100% vegetali.



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