Archeoplastica: il museo degli antichi rifiuti spiaggiati
Il progetto ha l'obiettivo di sensibilizzare sull'inquinamento dei mari: tra gli oggetti rinvenuti sulle spiagge della Puglia ci sono flaconi di detersivo, confezioni gelato e palloni. Alcuni di questi sono prodotti di cinquant'anni fa
La plastica accumulata nel Mar Mediterraneo è stimata essere tra 1 e 3 milioni di tonnellate. Oltre 260 specie, fra cui soprattutto pesci, cetacei e tartarughe marine, ingeriscono detriti plastici. Già questo dovrebbe bastare per farci capire la gravità del problema, ma le microplastiche che rilasciano sono una minaccia anche per l’uomo. Gli effetti delle microplastiche sulla salute umana sono ancora oggetto di studio e ricerca, ma esiste una preoccupazione crescente sulla loro possibile tossicità.
Per sensibilizzare sull’inquinamento del mare causato dalla plastica, è nato Archeoplastica, un progetto ideato da Enzo Suma, guida naturalistica ad Ostuni, in provincia di Brindisi, sfruttando vecchi rifiuti spiaggiati che diventano pezzi da museo. Tra i rifiuti raccolti e classificati da Archeoplastica c’è davvero di tutto, inclusi contenitori e oggetti che hanno oltre mezzo secolo di vita: da qui, l’idea, di esporli in mostre ed eventi – oltre che sul proprio sito e canali social – per far capire quanto siano lunghi i tempi di smaltimento di tutti quegli oggetti che magari utilizziamo quotidianamente e che, soprattutto, se finiscono in mare ci restano per tantissimo tempo.
Secondo i dati riportati dallo studio Degradation Rates Of Plastics In The Environment, una semplice bottiglia di plastica può metterci fino a 450 anni per degradarsi.
Anche se è vero che i rifiuti tendono a concentrarsi più sulle coste e sul fondo del mare che in superficie, ma anche nel Mediterraneo esiste il fenomeno delle “isole di plastica” come avviene negli oceani. Più di 50.000 tonnellate di plastica sversate nel Mediterraneo potrebbero essere evitate ogni anno, basterebbe adottare gli standard delle migliori pratiche globali di riciclo già esistenti.
Archeoplastica prova anche a ricostruire e a raccontare le storie, a volte incredibili, che si celano dietro agli oggetti che, dopo un lungo viaggio, vengono raccolti in spiaggia. Oggetti che oggi possiamo guardare con nostalgia ma che, oltre a ricordarci il passato, devono soprattutto farci pensare a quanto tempo abbiano resistito nonostante l’erosione del sole e del mare.
VETRIL – anni 70
Detergente per vetri molto diffuso negli anni ’70, raccolto sulla spiaggia dell’area marina protetta di Torre Guaceto (Br).
PATATINE – anni 80
Fuoriusciva leggermente dalla sabbia, la stessa che probabilmente lo ha protetto in questi quarant’anni. La data di scadenza non lascia dubbi, novembre 1983.
INSETTICIDA BAYER 150 LIRE – anni 60
Si tratta di un insetticida in polvere prodotto dalla Bayer. Le scritte si sono conservate anche se sul retro sono un po’ sbiadite. Si legge molto bene il costo: Lire 150. Il numero di registrazione al Ministero della Sanità è abbastanza basso e compatibile con i prodotti degli anni ’60.
AMBRA SOLARE SPUMA SPRAY – anni 60
Spuma abbronzante dal costo di 990 lire. Questo è stato il primo reperto archeoplastico che ha letteralmente ispirato tutto il progetto.
BARBAPAPÀ – anni 70
Tra tutti i barbapapà questo è Barbazoo, il naturalista. Prodotto da Fabianplastica nel 1974, in gomma con un fischietto interno. Negli anni si è formata una patina di concrezioni realizzate da piccoli organismi marini e la gomma è diventata dura.
COCA COLA 1978 – anni 70
Durante i mondiali in Argentina, la Coca Cola fu lo sponsor e realizzaò la serie di bevande con il logo dei mondiali.
Per questo non non è stato difficile risalire all’anno: 1978. Molto probabilmente sarà rimasta per molto tempo sepolta sotto la sabbia e ritirata fuori da una mareggiata. Presenta delle macchie di catrame e, a parte le ammaccature, è tutto sommato in buono stato dopo più di quarant’anni in giro nell’ambiente naturale.
CREMA 8X4 – anni 50 – 60
Si tratta di uno dei reperti più vecchi del progetto. È un talco della fine degli anni 50, la pubblicità è del 1959 ma dice “con spruzzo migliorato”, quindi esisteva anche prima. Effettivamente nel 1951, Beiersdorf sviluppò un deodorante con il principio attivo esaclorodiidrossidifenilmetano. Nel 1952 lanciò il talco per il corpo con il marchio “8×4”. La polvere è stata inizialmente venduta in bottiglie di metallo mentre il flacone in polietilene flessibile arrivò sul mercato probabilmente alla fine del decennio.Qualche anno dopo il flacone sarà un po’ diverso e con il tappo inferiore non più bianco. È stato trovato in una caletta dell’area costiera di Torre Pozzelle, a Ostuni. Questo flacone era ricaricabile, evidentemente avevano già capito che quel materiale era destinato a durare nel tempo. Chissà se avranno mai immaginato che qualcuno un giorno lo avrebbe trovato intatto dopo 60 anni come un rifiuto spiaggiato.
PALLONE MONDIALI ITALIA ’90
Il bambino che ha giocato con questo pallone adesso ha almeno quarant’anni. Il famoso logo dei mondiali di calcio Italia ’90 è stato selezionato tra circa cinquantamila proposte. L’autore del logo e vincitore del concorso è il pubblicitario Lucio Boscardin. Il mondiale verrà ricordato anche per il suo amato e criticato logo simile a un burattino, oltre che per la sigla Notti magiche, “Un’estate italiana”, per i goal e gli occhi spiritati di Totò Schillaci, per le prodezze di Roberto Baggio, per i capelli biondi di Valderrama e per la vittoria della Germania Ovest che battè in finale l’Argentina per 1-0.