Art of Hashishin

Approccio della comunità alla legalizzazione, limiti e percezioni

Approccio della comunità alla legalizzazione, limiti e percezioni

Cari lettori di Dolce Vita,
scrivo articoli per diverse riviste da sei anni: condividere la mia passione per la cannabis e per tutto ciò che essa racchiude è stato un privilegio e una gioia, ma per me ora è tempo di concentrarmi pienamente sul mio progetto di scrivere un libro e impegnarmi per il futuro dell’Emerald Triangle qui in California.

Questa lettera di arrivederci è per condividere con voi la mia percezione dell’approccio della comunità alla legalizzazione della cannabis e dei limiti di un dialogo incentrato sulla creazione di un conflitto di valenza morale tra THC e CBD.

Permettetemi di cominciare ricordando a tutti che la pianta di cannabis è una trinità, e che lo è stata per millenni. La più antica evidenza archeologica della cannabis come medicina risale a circa 5mila anni fa, quella come pianta psicoattiva a 4600 anni fa, e la più lontana prova archeologica dell’utilizzo di cannabis come risorsa naturale risale a 9mila anni fa.

La canapa è la più importante risorsa naturale rinnovabile disponibile per l’umanità, in grado di dare origine a «oltre 25mila prodotti per nove sotto-mercati: agricolo, tessile, riciclaggio, autotrasporti, mobili, cibo e bevande, prodotti di carta, materiali da costruzione e benessere personale». Coltivare canapa unicamente per ottenere infiorescenze ad alto tenore di CBD o per estrarre CBD isolato, rappresenta l’atteggiamento più vergognoso e irresponsabile che oggi possiamo mostrare nei confronti del futuro di questo pianeta.

La demonizzazione del THC e la celebrazione del CBD è assurda se si riconosce che esistono più di 150 cannabinoidi i cui effetti psicoattivi e medicinali sono fortemente influenzati da oltre 100 terpenoidi.

THC e CBD sono complementari. Sono molto simili e totalmente opposti allo stesso tempo. Le similarità iniziano con la loro biosintesi, ovvero trasformandosi a partire dal CBGA che è il precursore di tutti i cannabinoidi. Le sintesi di THCA e CBDA sono molto simili in termini di proprietà biochimiche, con una corrispondenza dell’84%. THC e CBD hanno anche la stessa composizione molecolare, sono composti da ventuno atomi di carbonio, trenta di idrogeno e 2 atomi di ossigeno.

Approccio della comunità alla legalizzazione, limiti e percezioniIl THC e il CBD possono entrambi essere considerati psicoattivi, dato che tutti e due attivano i recettori CB1 del nostro organismo. «I recettori CB1 sono presenti in gran numero in diverse regioni del cervello e in quantità inferiori in molte altre parti del corpo. Questi recettori trasmettono molti degli effetti psicoattivi dei cannabinoidi». Gli effetti risultanti degli aspetti psicoattivi dei componenti della pianta possono essere totalmente opposti, ma in ogni caso l’assunzione di THC e di CBD induce una forma di alterazione.

Il THC è un agonista del recettore CB1 che aumenta l’attività mentale, mentre il CBD è un antagonista del recettore CB1 e diminuisce l’attività mentale. Quando si abusa di THC può comparire una forte sensazione di paranoia, l’abuso di CBD può innescare un malsano livello di ansia. I cannabinoidi si bilanciano a vicenda, e il THC e il CBD ne sono l’esempio. Il THC e il CBD isolati vanno oltre gli aspetti terapeutici generici della pianta, e perciò bisogna essere cauti quando vengono dosati. A causa dell’effetto bifasico di questi cannabinoidi, sintomi simili a quelli del caffè e dell’alcol possono essere alleviati con piccole dosi o amplificati con dosi elevate. Ogni individuo, inoltre, ha una tolleranza diversa.

L’aspetto più contraddittorio e sconosciuto del CBD riguarda il suo potenziale di trasformazione in THC, un fatto ancora poco noto e un futuro grattacapo per i legislatori. Proprio così, il CBD può essere convertito in THC tramite una semplice procedura chimica, e tutto ciò che serve per innescare la trasformazione del CBD in Δ9-THC e Δ8-THC è un ambiente acido e una fonte di calore. Prima che lo chiediate, la risposta è no, non vi darò la ricetta in questa lettera, in realtà non è consigliato provarci a casa e per questo motivo cito: «Sebbene la scienza abbia mostrato che è certamente possibile, la questione di fondo è che nessuno sa davvero come farlo in maniera sicura ed efficace. Inoltre, se utilizzate acidi potenti per convertire i cannabinoidi attivi in THC, non avete idea di quali altri prodotti secondari potreste ottenere. In poche parole, la trasformazione del CBD in THC rappresenta un processo rischioso e pericoloso che non bisognerebbe realizzare». Questa dichiarazione cautelare dell’articolo “How People are Converting CBD into THC? It’s shocking but it’s happening” pubblicato da un rivenditore di CBD, marijuanabreak.com, non ha scoraggiato estrattori esperti che hanno già iniziato a condividere il know-how nei forum online di cannabis. Tuttavia, tale tecnologia non è nuova. Il dottor Raphael Mechoulam scoprì questo procedimento nel 1968.

Secondo me, il THC puro è al massimo un surrogato povero dell’erba o del fumo di bassa qualità. Fumare il solo THC isolato è stata la più strana esperienza di fumo che io abbia mai vissuto. Immaginate di inalare del fumo senza alcun sapore, aroma o fragranza. Io ho provato a sentire qualche sapore, qualcosa a cui paragonare l’esperienza visto che non credevo ciò che i miei sensi mi stavano dicendo. Inoltre, lo sballo di THC era troppo strano e sgradevole per i miei gusti, quasi l’opposto rispetto all’esperienza di fumare erba o hashish. Non c’è niente di gradevole o caldo, piuttosto è come una doccia fredda.

Tra l’altro, il THC è molto di più delle sue temute proprietà psicoattive. La pianta di cannabis effettivamente produce THCA. La pianta sintetizza tutti i cannabinoidi grazie a un gruppo dell’acido carbossilico, sempre indicato dalla lettera “A” alla fine dell’acronimo di ogni cannabinoide. Tale gruppo dell’acido carbossilico legato al THC, rappresenta la chiave degli aspetti medicinali, fisiologici e farmacologici del THC. Il THCA possiede un’azione antinfiammatoria più forte che il CBD, è un forte analgesico ed è inoltre un inibitore del suo stesso effetto psicoattivo.

L’intero dibattito sugli aspetti psicoattivi, terapeutici e medicinali dei due cannabinoidi scoperti nei primi anni ’40, dovrebbe essere basato sui dati scientifici disponibili e non su interpretazioni erronee, disinformazione e omissioni.

La demonizzazione del THC e la glorificazione del CBD non sono accettabili a nessun livello e per nessun motivo e, certamente, non possono esserlo come fondamento per la legalizzazione della cannabis. È un’immagine ingannevole e falsa dei due cannabinoidi che, nel migliore dei casi, ha creato una bolla di mercato di breve durata e che sta già scoppiando. La stabilità e la crescita non possono essere create con le mezze verità.



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