Santa Cruz è la terza città americana a depenalizzare gli psichedelici
Mentre in Italia persiste un anacronistico stallo politico sulla regolamentazione della cannabis, negli Stati Uniti avanzano le normative locali sulla depenalizzazione degli psichedelici. A fine gennaio il consiglio comunale di Santa Cruz, in California, ha approvato all’unanimità una risoluzione che di fatto depenalizza uso e possesso personale di “funghi e piante enteogene”, tra cui psilocibina, ayahuasca e ibogaina. Proposta dal sindaco Democratico Justin Cummings, la norma stabilisce che i procedimenti penali a carico dei maggiorenni coinvolti in queste attività sul territorio municipale ora sono di “bassa priorità” per polizia e magistratura.
Lo stesso aveva fatto il consiglio comunale di Oakland, poco più a nord, nel giugno scorso, in riferimento alle piante psicoattive, escludendone i derivati sintetici come Lsd, Mdma o Dmt. Importante notare che qui è stato appena avviato l’iter amministrativo per consentire entro l’anno coltivazione e vendita delle stesse piante sul territorio municipale. E nel giugno 2019, il 50,66% degli elettori di Denver, in Colorado, avevano detto Sì al referendum popolare che depenalizzava uso, possesso e coltivazione a scopo personale dei “funghetti magici”.
Basato sull’impegno di congiunto di cittadini, esperti e attivisti riuniti sotto l’ombrello di Decriminalize Nature, quest’ondata riformatrice va dunque estendendosi sull’intero territorio nazionale, da Dallas a Chicago a Berkeley, con un centinaio di ulteriori iniziative già avviate tramite “ballot” o atti legislativi in ambito locale. In California è anzi in corso la raccolta firme per ampliare il quesito referendario a livello statale nelle prossime elezioni di novembre, mentre in Oregon si sta facendo lo stesso per legalizzare la psilocibina a scopo terapeutico.
Ancora: Andrew Yang, candidato Democratico alle presidenziali 2020, ha abbracciato apertamente quest’opzione medica proposta in particolare per i tanti reduci militari oggi alle prese con vari problemi mentali. Il megafono della riforma antiproibizionista ha raggiunto anche le aule del Congresso a Washington: in estate Alexandria Ocasio-Cortez aveva presentato un emendamento (poi bocciato) alla manovra di bilancio per facilitare le indagini scientifiche sulle potenzialità terapeutiche degli psichedelici. Posizione reiterata nel corso della International Drug Policy Reform Conference del novembre 2019, quando la stessa deputata ha diffuso un appello per aprire le porte alla ricerca e per depenalizzare l’uso personale di queste e altre “droghe proibite”.
Il trend riformista rispecchia l’odierna “riscoperta” del valore socio-culturale nonché delle potenzialità psico-terapeutiche degli psichedelici. L’ultima riprova arriva, per esempio, dai successi dell’Mdma soprattutto per il trattamento del disturbo post traumatico da stress. Secondo gli addetti, la sostanza è destinata a ottenere l’approvazione da parte della FDA, cioè a livello federale, ben prima dell’eventuale semaforo verde per la cannabis. Ciò grazie soprattutto ai test clinici avviati negli ultimi anni dalla Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies in coordinamento con le stesse autorità federali. Verso metà 2021 dovrebbe concludersi la terza e ultima fase di sperimentazione ora in corso, e per l’anno successivo è previsto l’ingresso ufficiale dell’Mdma nel ricettario nazionale.
Complessivamente, dunque, la combinazione tra i successi del movimento per la depenalizzazione locale e la maggiore visibilità della ricerca scientifica sugli psichedelici sta dando i primi importanti frutti.