Anche l’Africa in fiamme, più dell’Amazzonia
Tutto il mondo va in fiamme in questa torrida estate del 2019.
La NASA ha rilasciato fotografie dell’Africa sub-sahariana scattate dal satellite: anche lei è tutta rossa per gli incendi. Immagini che fanno impressione e paura allo stesso tempo. E che mostrano che la catastrofe si avvicina ma nessuno sembra preoccuparsene davvero: oltre agli incendi ci sono i ghiacciai che si sciolgono a ritmi frenetici, c’è il lento e inesorabile aumento dei livelli del mare, ci sono le inondazioni e le carestie. Tutto a livelli sempre più estremi rispetto al passato.
Ma torniamo all’Africa. In particolare il Congo e l’Angola sono stati colpiti da incendi drammatici che affliggono i due paesi da almeno un mese, a quanto pare sono i peggiori degli ultimi 15 anni. E infatti, sebbene l’attenzione sia rivolta all’Amazzonia e alle scelte del presidente del Brasile, Bolsonaro, al momento si contano più incendi in corso in Congo e Angola che nello stato del Sudamerica.
Si tratta di 6.900 incendi in Angola e 3.400 in Congo “contro” i 2.100 in Brasile. Forti incendi sono registrati anche in Zambia e in Bolivia. La NASA però non è in grado di quantificare quanto grandi siano questi incendi e dove esattamente siano localizzati.
Ma perché tutti questi incendi? La risposta più probabile è che in questo periodo, prima delle piogge di inizio autunno, ci si prepara per i pascoli e gli agricoltori usano la tecnica spicciola del tagliare e bruciare gli alberi in maniera selvaggia. In questo modo ottengono campi per il bestiame e per le piantagioni al posto di foreste e savane, stroncano malattie e pestilenze in modo facile, e con la cenere si ha del fertilizzante. Una scelta pragmatica che a lungo termine porta alla perdita di biodiversità e all’erosione del suolo.
Intanto chi sta al governo parla, bisticcia e fa ben poco.
La comunità internazionale, riunita per il G7 in Francia, ha deciso di destinare 22 milioni di dollari per fermare le fiamme in Amazzonia, ma Jair Bolsonaro, per tutta risposta, ha dichiarato che non accetterà quei soldi se prima Emmanuel Macron, primo ministro francese, non si scuserà per averlo offeso. Un crescendo di scaramucce che definiremmo ridicole se non avessero conseguenze fatali per tutti e talvolta sorprendenti: si deve a un tweet di un cittadino brasiliano indirizzato a Macron accusato di puntare il dito solo verso il suo paese e di ignorare invece quel che sta accadendo in Africa, l’apertura alla possibilità di stanziare fondi anche per il continente africano.
Intanto il mondo, dall’Angola al Brasile al Congo, continua a bruciare.