Almamegretta
Risalire le radici della cultura dub percorrendo una strada fedele alle proprie origini mediterranee: Gli Almamegretta sono una pietra miliare sulla strada che ha unito la scena partenopea a quella di Bristol Inghilterra. Consapevoli del proprio sangue misto, hanno dato origine ad un filone rispettoso delle due culture e precursore di un sound che ha ispirato numerosi gruppi Italiani. Parliamo con piacere con Gennaro il batterista, uno dei fondatori storici di un gruppo con una storia molto travagliata al suo interno. Un giornalista disse che per la musica Italiana, Almamegretta sta al Dub come Africa Unite sta al Reggae. Senza fare paragoni, ci è piaciuto molto il feeling creatosi in questa intervista con queste splendide persone che ringraziamo calorosamente.
Almamegretta è un gruppo che è sulla scena da 12 anni! Quale passione è riuscita cosi tanto da animarvi e farvi arrivare fino a qui?
Il nostro è un gruppo che ha avuto molti problemi, soprattutto dalla dipartita di Stefano, nostro fonico e grande amico. Il fatto è che se ti viene bene una cosa e forse non sai fare altro e quindi non hai grande scelta, la continui a fare nel miglior modo che puoi; per noi Stefano è stato importantissimo perché in pratica è lui che ha creato il suono Alma, lui preparava tutto dal suono alla masterizzazione finale, era un grande lavoratore che ha saputo insegnarci molto dandoci tantissimo anche come archivio sonoro da cui ancora noi attingiamo, quindi non è retorica se ti dico che Stefano è ancora con noi.
Voi fondete diversi generi dal dub al reggae fino alla musica popolare, riuscendo ad associare incredibilmente alla ricerca ipnotica del dub la metrica del dialetto napoletano. Da dove nasce questa ecletticità e come riuscite a rendere la vostra musica così universale?
Nasce sicuramente dagli ascolti che ricerchiamo e dalla nostra formazione musicale, poi dal fatto che ci siamo accorti che la musica regge e il dub per le loro sonorità si associava bene alla metrica e alla dialettica napoletana; inoltre il dialetto in genere ha una forza poetica che l’italiano e le altre lingue comuni non possiedono. Il dialetto è una lingua che noi usiamo ancora, è una lingua viva, nel senso che quando io ascolto una lingua diversa mi piace ascoltarla per capire le sue sfumature, per soddisfare una curiosità insita nella nostra arte, ovvero la ricerca di nuovi linguaggi e contaminazioni per l’appunto. Da qui secondo me nasce la vera forza di questa musica rispetto al Pop commerciale che, parliamoci chiaro è anch’essa una musica di contaminazione. Pure il rock di Elvis veniva dall’incontro fra il country bianco e il blues nero, e senza le contaminazioni al livello musicale ci sarebbe ben poco, quindi ai voglia a dire che dal di fuori vengono le minacce, per noi dall’esterno vengono le ricchezze.
Una domanda un po’ tecnica! In un contesto di musica popolare quanto nel concerto LIVE l’impronta dei sintetizzatori riesce a portare lo stesso feeling rispetto allo studio di registrazione?
Premesso che il momento dell’incisione è un momento preciso di quell’istante e quindi unico e irripetibile! Noi molto spesso cominciamo i pezzi con assembramenti caotici e poi piano piano viene fuori la sonorità di ciò che ci eravamo immaginati. Ciò che cerchiamo di fare invece nei concerti è di riproporre una versione di quel momento, ma altrettanto unica e singolare. ci i piace fondere l’elettronica alle sonorità tradizionali popolari del mediterraneo che è una cosa secondo noi da tenere viva e possibilmente modernizzata, certo qualcuno potrebbe dire globalizzata
Certo il confine è sottile!
Certo! perché la globalizzazione si può intendere in due modi: uno che tu subisci, che rende schiavi di un mercato imposto e predeterminato e l’altro come un alimento un arricchimento ed uno scambio di idee.
Quali musicisti vi hanno influenzato maggiormente?
Parecchi! noi ci siamo orientati fondamentalmente su 3 filoni: Massive attack, il dub londinese di Adrian Sherwood, nato tra l’incontro tra il punk bianco e l’allora comunità jamaicana londinese alla fine degli anni 60.Come posso dire, questo calore tribale che riuscivano a trasmettere queste sonorità devo dire che ci ha sconvolto e tracciato la strada musicale.
Avete un back-ground decennale e il vostro sound ha assunto varie forme; quale direttrici prenderà nel vostro prossimo futuro?
Dunque il prossimo progetto si chiamerà “Dub fellas”, sarà un disco strumentale con soli due pezzi cantati quindi sostanzialmente di sperimentazione, e poi un disco soprattutto di canzoni cantate…
Cambiando argomento. In Italia come si sa il multiculturalismo che si professa, è solo mediatico stridendo a volte con la violazione dei diritti umani. Quanto spazio c’è in Italia per l’integrazione e per la libertà dell’individuo?
Spazio ce n’è rimasto davvero poco… bisogna conquistarsi piccole nicchie di libertà. la vera sfida di questo millennio sarà l’integrazione, che sarà molto difficile che avvenga, perché in una società che sia avvia a diventare sempre più multietnica e contaminata come la nostra se non si riuscirà a d integrarsi la situazione può diventare davvero grave. Il massacro della guerra in Serbia insegna.
A quanto dovrà arrivare un litro di benzina perché Gennaro Tesone di alma parcheggi la macchina in garage?
A dir il vero Io non so quanto costa la benzina perché non uso la macchina. Evidentemente fino a quando avrà dei soldi da metterci in quel serbatoio, a me sembra più un fatto di coscienza nel senso che ognuno dovrebbe sapere in che maniera usare questi mezzi e magari non accendere un motore solo per fare dieci metri per andare a comprare le sigarette… è un fatto di consapevolezza.
Una domanda per i nostri lettori e che ci riguarda da vicino: 150 negozi 2 riviste a tema e milioni di utenti sparsi per l’Europa. Cosa pensi della contraddizione tra la grande espansione della cultura-cannabica da una parte e la repressione che sta attuando lo stato? L’esempio più pratico è la Fini–Giovanardi che equipara le polveri allo spinello! A parte che la musica dub è strettamente connessa a questo tipo di cultura.
E’ soprattutto un fatto culturale, perché se fai un referendum anche se come mi dici ci sono milioni di fruitori della cannabis, non vincerai mai. Purtroppo nella nostra cultura, è troppo radicata la convinzione che l’erba è una droga, quindi non troverai mai un politico che si metta contro il vaticano per supportare una battaglia a favore della tolleranza o liberalizzazione di una cosa che per noi è una cura, uno svago e per loro è una droga.
Questo è il mio Ben! Vedo che anche tu sei amante dei cani, visto che te lo sei portato stasera al concerto. Eheheheh, In effetti hai ragione, quando posso e non giro per grandi alberghi me lo porto sempre, anche per me come per te è un amore viscerale. Ah… In bocca al lupo per il vostro giornale!!!
in collaborazione con Raskol’Nikov