All’Onu la Cina è contro tutti: parlano di Siria o Ucraina? No, di Ketamina
A pensarlo è paradossale, ma in questi mesi uno dei temi di maggiore scontro tra Cina, paesi europei e agenzie internazionali non è la questione dell’Isis o la situazione in Ucrania, ma bensì la ketamina. Il governo di Pechino, infatti, si sta apertamente scontrando con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) perché vuole che l’anestetico sia posto tra gli stupefacenti della tabella IV, quelli cioè di scarso valore terapeutico e quindi fortemente limitati anche per quanto concerne l’uso medico.
UN PERICOLOSO PRECEDENTE. La battaglia della Cina, paese che da sempre combatte l’abuso di sostanze con la sola arma della repressione, è in atto da anni, ma negli ultimi mesi si è intensificata, tanto da invitare ufficialmente la Commissione sulle sostanze stupefacenti dell’Onu a convocare una seduta per dirimere il contenzioso che la oppone all’Oms, la quale ha ribadito di ritenere la ketamina un’anestetico i cui benefici superano di gran lunga i danni conseguenti all’abuso, ragione per la quale è inserita nell’elenco dei farmaci essenziali. La riunione plenaria della Commissione avrebbe dovuto tenersi lo scorso 13 marzo ma è stata rinviata a data da definire. Dal 1961 (anno in cui l’Onu formulò il suo primo tabellario sulle droghe) ad oggi, le classificazioni delle sostanze sono sempre state compilate seguendo le indicazioni dell’Oms, stabilendo così il principio della preminenza delle valutazioni di carattere sanitario su quelle politiche. Nel caso in cui, questa volta, la Commissione dovesse decidere in favore della mozione presentata dalla Cina si creerebbe quindi anche un insidioso precedente.
“UNA POTENZIALE CATASTROFE UMANITARIA”. Anche se spesso abbiamo sentito parlare della ketamina come di un anestetico “per cavalli” in realtà i suoi usi in medicina umana sono frequenti e molto importanti. In una dichiarazione all’agenzia di stampa Redattore Sociale Marilena Bertini, presidente della Ong Comitato collaborazione medica, ha affermato che “un’eventuale messa al bando della ketamina avrebbe ripercussioni molto gravi su tutti quei paesi che non possono permettersi le attrezzature e i costi di trasporto relativi all’utilizzo di anestetici gassosi. Trattandosi di un farmaco liquido ad azione dissociativa più che sedativa, la ketamina può essere facilmente trasportata, permettendo inoltre di operare un paziente da sveglio; e questo la rende indispensabile anche in zone di conflitto. Di fatto, la decisione dell’Onu potrebbe costare la vita a migliaia di pazienti”.
L’ITALIA STA CON LA CINA? Ad essere alleati della Cina in questa battaglia dal sapore oscurantista sono quasi tutti i paesi appartenenti al cosiddetto G77, tra i quali spiccano Turchia, Egitto, Iran ed anche numerosi stati africani, i cui governi hanno evidentemente preferito allinearsi ai dettami della potenza cinese piuttosto che dare priorità alle esigenze sanitarie della popolazione. Ma non solo, secondo una denuncia dell’associazione Luca Coscioni, l’Italia sarebbe stata, assieme all’Ungheria, “l’unico paese Ue a istruire i suoi delegati affinché si allineassero alle richieste cinesi”.