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Allevamento in gabbia: un incubo a cui possiamo mettere fine

Allevamento in gabbia: un incubo a cui possiamo mettere fine

Negli allevamenti intensivi calcolano quanto possono tenere gli animali vicino alla morte senza ucciderli. È questo il loro modello di business. A che velocità possono farli crescere, quanto possono pigiarli, quanto o quanto poco possono mangiare, quanto possono ammalarsi senza morire.

Così scrive Jonathan Safran Foer, uno dei più grandi scrittori contemporanei, dopo essersi infilato di notte nei capannoni industriali per documentare le violenze sugli animali lì stipati, spesso in gabbie che non consentono alcun movimento, condizione sulla quale la campagna “End the cage age”, tuttora in corso, vuole intervenire.

Servono un milione di firme a livello europeo per poter chiedere una nuova legge in merito a Bruxelles e tutti noi possiamo contribuire per raggiungere l’obiettivo firmando subito la petizione. Se la petizione, promossa da una coalizione di realtà di diversa natura (protezione animale, politiche e ambientaliste), dovesse raggiungere i numeri richiesti entro l’anno, la Commissione avrebbe tre mesi di tempo per analizzarla e rispondere, decidendo se dare o meno seguito all’istanza.

In Europa, circa 300 milioni di animali sono confinati in gabbie ogni anno: il 62% delle galline, il 97 % dei conigli e il 94% delle scrofe, ma nella stessa situazione troviamo, polli da carne riproduttori, quaglie, anatre, oche e vitelli.

«Negli allevamenti dove mi sono infilato di nascosto con militanti animalisti – scrive Foer in “Se niente importa” (2010, Guanda) – la decenza non c’era: dentro a capannoni con luci abbacinanti c’erano polli chiusi a chiave, in gabbie dove consumano la loro vita in uno spazio non più grande di un foglio A4, resi folli, beccati, ridotti a un ammasso, deformi e piagati, e le stie impilate fino a dieci piani di altezza, tutto in un fetore… queste io le ritengo non solo condizioni inumane, ma “inanimali”».

Allevamento in gabbia: un incubo a cui possiamo mettere fine

La nostra generazione sa come stanno le cose. Noi non possiamo addurre come scusa l’ignoranza, ma solo l’indifferenza. Ogni mese assistiamo a inchieste che testimoniano situazioni di incredibile violenza sugli animali. In ultimo “Dominion”, il nuovo film che denuncia la violenza sugli animali di ogni specie, scritto, diretto e realizzato da Chris Delforce, dell’associazione australiana Aussie Farms  ora disponibile on-line con doppiaggio in italiano.

Il documentario è realizzato in Australia, ma la voce narrante spiega che si tratta di allevamenti standard, non peggiori né migliori di altri, con tecniche di allevamento e di macellazione simili in molte parti del mondo, dove gli animali sono considerati come merce, da produrre al minor costo possibile, incuranti delle loro sofferenze.

E allora quanta sofferenza è accettabile? È questa la base di tutto, ed è questo che ognuno di noi deve chiedersi. Quanta sofferenza sei disposto a tollerare per il tuo cibo?

Dominion – versione italiana from AgireOra on Vimeo.



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