Allenamento in carcere
Questo tema è ghiotto Fratelli e la saggezza dei proverbi latini non è ancora stata smentita nei 2mila e passa anni che sono seguiti…
Se una corretta alimentazione ed un minimo di attività fisica nella vita di tutti i giorni contribuiscono in maniera determinante a mantenerci sani, “Dietro il cancello” allenarsi è VITALE. Molti carcerati raggiungono livelli di forma fisica da fare invidia agli atleti professionisti ed oltre a preservarli da un decadimento fisico che dietro le sbarre corre velocissimo a causa delle condizioni DISUMANE in cui lo Stato mantiene i propri cittadini imprigionati (anche quelli non ancora giudicati!!!) spesso è proprio quello che li salva dalla pazzia, o meglio, entrano in altre forme di pazzia meno pericolose e più compatibili con il loro domani, quando saranno di nuovo liberi. Questo non significa che sia sempre sufficiente allenarsi ed alimentarsi correttamente (per quanto possibile e soprattutto avendo denaro, altrimenti si è costretti a mangiare il poco e pessimo cibo che l’Amministrazione Penitenziaria somministra attraverso ditte appaltatrici di cui ho ampiamente parlato in precedenza proprio su queste pagine).
Alcuni raggiungono livelli di vera e propria disciplina maniacale, contando, dosando e calibrando proteine e carboidrati, sperimentando su se stessi e sui compagni con cui condividono passione e prigionia, schede ginniche e menu adeguati, comprando la carne nei giorni “di palestra” (uno o due a settimana), facendo incetta di uova, delle quali consumano soltanto l’albume per l’altissimo contenuto proteico ed arrivando a contare 22 “pennete”… o fusilli, per non eccedere nei carboidrati, condendole con mezzo cucchiaio di olio crudo, per non alimentarsi di grassi saturi…
V’è un altro aspetto che definirei teneramente ingegnoso, riguardo alla “ginnastica” in carcere ed è quello dell’uso di ciò che si ha a disposizione per poter fare gli esercizi, così è un continuo fare e disfare attrezzi di fortuna ricavati dalle confezioni dell’ammorbidente, piuttosto che dalle bottiglie d’acqua, riempiendoli di sale e legandole con pezzi di lenzuolo per ottenere un peso sufficiente a farli diventare le estremità di un bilanciere di fortuna, la cui sbarra si ricava dai manici di scopa, oppure inventandosi posizioni improponibili tra brande e sgabelli per tricipiti e quant’altro (tutto ciò è chiaramente vietato e viene in parte fatto di nascosto, in parte tollerato dal personale di Polizia penitenziaria, spesso più comprensivo ed elastico dei regolamenti che deve far rispettare).
Nelle sovraffollatissime carceri italiane, dove nel mese di luglio 2012 si sono SUICIDATE 13 PERSONE, 10 detenuti e tre agenti di Polizia Penitenziaria, tra cui un graduato di livello (fonte: La Stampa) si è rinchiusi 20 e più ore su 24 in spazi che anche per allevare i maiali sarebbero fuori legge e non è una battuta, l’alternativa all’attività fisica sono le benzodiazepine, i sonniferi, gli psicofarmaci, che riducono le persone a larve, a zombie di cui chi è responsabile dovrebbe vergognarsi ed essere forse rinchiuso nelle stesse condizioni (solo per poter capire, personalmente sono ABOLIZIONISTA).
Gli stessi Agenti fanno uso di farmaci a causa dei turni massacranti a cui vengono sottoposti per supplire alle carenze di organico e che a lungo andare compromettono l’architettura del sonno, ma a differenza dei reclusi che non possono in qualche caso le associano all’alcool, il che è DELETERIO perché fa perdere a volte la rotta, a volte il controllo. Trovo che tutto questo sia una sproporzionata ed esasperata proiezione di quanto succede anche nella società al di là del muro… qualcuno ce la fa… qualcun altro si perde per sempre o abbandona il gioco… direi piuttosto triste se pensiamo a tutto quello che il dono della vita e la nostra dotazione di base ci permetterebbe di fare… detto questo, vi abbraccio Fratelli e per cercare di somigliare a ciò che dico, vado a fami una ventina di vasche a nuoto.