DecrescitaSociale e volontariato

Alla scoperta dell’economia collaborativa

 

Baratto, scambio e aiuto reciproco, l’economia collaborativa è sempre esistita e, si può ben dire, ha rappresentato il fulcro attraverso il quale sono nati il commercio e lo sviluppo sociale. Concetti che si credevano ormai relegati al passato e che invece rappresentano oggi un fenomeno talmente in crescita da meritarsi anche l’attenzione dei maggiori analisti economici internazionali.

Una decina di anni fa – anche a causa dell’inizio del declino economico – si cominciò con il fiorire dei mercatini dell’usato, luoghi dove disfarsi di ciò che non serviva più o dove acquistare a basso prezzo cose non più utili ad altri. Poi è arrivato il momento delle banche del tempo, attraverso le quali ci si scambiavano lavoretti tra le persone di uno stesso quartiere: cose del tipo andare ad innaffiare le piante dell’inquilino del palazzo di fronte, il quale magari in cambio si occupava di aggiustare il tuo vecchio pc o di andare a prendere tuo figlio all’asilo nel giorno in cui non potevi.

Con l’acuirsi della crisi da una parte e la diffusione capillare delle nuove tecnologie dall’altra, il fenomeno dell’economia collaborativa si sta espandendo al punto da venir considerato uno dei settori di commercio maggiormente in crescita. Un’opportunità per creare nuove entrate economiche per le famiglie ed allo stesso tempo per condividere beni e servizi di pubblica utilità. In rete è ormai un continuo fiorire di nuovi servizi di condivisione; alcuni di essi non riescono a farsi conoscere o magari rimangono di nicchia, altri invece diventano servizi utilizzati da milioni di persone nel mondo.

Gli esempi maggiori di questo fenomeno, come si conviene a tutte le novità, hanno nomi in astruso inglese manageriale, ma in realtà nascono principi talmente antichi che quasi sarebbe stato più appropriato usare il latino. Termini come carpooling, couchsurfing e crowdfunding, rappresentano rispettivamente nient’altro che la versione 2.0 dell’autostop; il viaggiare dormendo a scrocco sui divani e la vecchia e cara colletta. Ma a giustificare il cambio di nome è il fatto che grazie ad internet ed alla diffusione degli smartphone sono fenomeni che hanno modificato la propria forma e sono letteralmente esplosi. Il carpooling è rappresentato ad esempio da servizi come il carsharing cittadino e da un sito come blablacar, realtà che ogni giorno offrono a milioni di persone nel mondo la possibilità di condividere le spese di viaggio, contribuendo così anche a ridurre l’inquinamento e il traffico sulle strade. Mentre il crowfounding (attraverso siti come indiegogo o produzionidalbasso) è cresciuto al punto da rappresentare la possibilità più concreta per un regista, un cantante o uno scrittore di poter produrre la propria opera in un momento di totale asfissia del mercato culturale.

Tra le app più in voga del settore ce n’è veramente per tutti i gusti: da gnammo, che consente di condividere pranzi e cene, a fubles, servizio inventato da un ragazzo milanese che ti aiuta a mettere insieme dieci persone per una partita di calcetto, da airbnb, che mette in contatto persone da varie parti del mondo che vogliano prestarsi reciprocamente la casa per le vacanze, ad animaliallapari, un servizio per amanti degli animali che si scambiano passeggiate o informazioni sui propri amici a quattro zampe.

Qualunque sia il vostro passatempo preferito o la vostra necessità, insomma, ormai è praticamente certo che esista un’applicazione internet in grado di consentirvi di esaudirla spendendo poco o niente. E si tratta di opportunità che spesso rappresentano soluzioni ideali sia per il portafogli che per l’ambiente.



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