Alla scoperta della pianta dell’incenso
BOSWELLIA SP.
– stimolante, euforizzante
Si tratta di un genere di piante appartenente alla famiglia delle Burseraceae e comprende una ventina di specie distribuite in Africa, nella Penisola Arabica e in India. Almeno quattro di loro sono sfruttate commercialmente per la produzione dell’incenso, mentre le altre sono appannaggio esclusivo delle popolazioni locali. L’incenso è una resina gommosa che essuda dalla corteccia delle piante e che viene raccolta decortificando i rami con un apposito strumento, il menghaf.
La specie più famosa e importante è sicuramente la Boswellia sacra, presente nel Nord della Somalia, nel sud-est dello Yemen e nel Dhofar. Produce incenso di ottima qualità, conosciuto col nome di beyo. In Somalia cresce sui versanti rocciosi e nei valloni dal livello del mare fino a 750–1000 m. Anche la resina della Boswelliana frereana, la cui caratteristica è la parte basale del tronco che si allarga a ventosa attaccandosi saldamente alla roccia, anche su pareti quasi verticali, oltre che essere usata come incenso, è anche masticata e utilizzata nella medicina popolare. In Etiopia, Somalia e Kenia crescono la B. rivae e la B. microphylla, entrambe su sabbie rosse o suoli sassosi calcarei, ad altitudini comprese fra i 200 e i 1300 metri.
Queste specie sono molto localizzate, mentre altre Boswellia africane hanno una più vasta area di distribuzione; si tratta della Boswellia neglecta, presente in Kenya, in Uganda, Tanzania, Etiopia, Somalia, fino a 1750 metri di altitudine. La resina ha un uso locale come incenso e anche per impermeabilizzare contenitori d’acqua.
La B. papyrifera è presente nelle pianure, montagne e altopiani dell’Eritrea sud-occidentale e meridionale, ad un’altezza compresa fra i 600 e i 1800 metri; si tratta di specie di qualità inferiore rispetto alla resina che si ottiene da Boswellia sacra e da B. frereana, ma viene raccolta ed esportata in grandi quantità.
Non si può infine non accennare alle specie dell’Isola di Socotra, di soli 3800 metri quadri, ma che possiede ben sette specie di Boswellia, tutte endemiche. Attualmente l’incenso prodotto dalle specie di Socotra ha un uso locale, nelle moschee o nella medicina popolare, masticato come tonico per i disturbi dello stomaco o usato per otturazioni dentarie.
Sebbene le Boswellia siano note soprattutto per l’incenso che ne viene estratto, alcuni studi recenti hanno dimostrato un’attività farmacologica degli estratti della pianta, attività dovuta ai principi attivi noti come acidi boswellici. Gli acidi boswellici hanno manifestato capacità di bloccare la migrazione dei leucociti polimorfonucleati, attraverso l’inibizione della produzione o del rilascio di fattori chemotattici in grado di richiamarli verso il luogo dell’infiammazione. Gli acidi boswellici si sono dimostrati anche capaci di inibire selettivamente la 5-lipossigenasi bloccando così la sintesi del processo flogistico in diverse situazioni infiammatorie. Non presentano gli effetti collaterali gastrolesivi tipici dei salicilati dimostrandosi ottimi antinfiammatori non solo nell’artrite reumatoide ma anche in altre patologie croniche, come l’asma bronchiale e la colite ulcerosa.
Pur non essendoci al momento studi importanti sulla possibile psicoattività delle Boswellia è molto probabile che i fumi inalati durante le cerimonie religiose siano sufficienti a produrre effetti psicoattivi e partecipare all’esaltazione spirituale di questi momenti.
Bisogna comunque sottolineare che la combustione dell’incenso libera HAP (idrocarburi aromatici policiclici) che sono indubbiamente cancerogeni.
a cura di Gilberto.Camilla
Etnopsicologo, Presidente della SISSC
(Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza)