Prime armi

Alla radice del problema

Alla radice del problema

Ben ritrovati cari lettori al nostro consueto appuntamento con la rubrica Prime Armi; in vista della bella stagione ci prepariamo, come ogni anno, a sopperire ad eventuali carenze delle nostre piccole e che siano autofiorenti e non il nostro obiettivo è sempre lo stesso: ottenere un raccolto profumato e consistente.

Salde radici per un buon raccolto

Uno dei fattori più importanti per intuire quanto bene crescerà una pianta e quanto potrà produrre è la salute e la forza del suo apparato radicale. Al di sotto della superficie del terreno di coltura, vi è una rete intricata di radici che immagazzina zuccheri e amidi (alimenti per la cannabis) e trasporta i minerali necessari alla pianta. Le radici delle piante di marijuana sono ricoperte da milioni di piccoli peli che assorbono acqua e minerali dal terreno circostante.

Questo sistema di radici invia minerali attraverso il corpo della pianta alle foglie per l’uso durante la fotosintesi, che a sua volta rende gli amidi e gli zuccheri che la pianta utilizza per cibo ed energia. Più grande e più esteso è l’apparato radicale, migliore sarà la crescita della pianta.

Nell’apparato radicale, i livelli di umidità, temperatura e ossigeno influenzano direttamente la crescita. È molto importante ricordare che per le radici è fondamentale l’ossigeno, mentre il resto della pianta utilizza anidride carbonica (CO2). Quando si coltiva in vaso i migliori contenitori per ospitare le piante sono quelli più traspiranti o permeabili all’aria, in modo che l’ossigeno possa facilmente entrare nella zona delle radici.

Alla radice del problemaCome funzionano le radici

Quando l’amido viene prodotto attraverso la fotosintesi nelle parti superiori della pianta, ogni eccesso di cibo vegetale viene inviato al sistema radicale per la conservazione. Più energia immagazzinano le radici, più nutrienti possono inviare alle foglie da utilizzare nella fotosintesi per produrre più cibo. È un ciclo che, quando funziona correttamente, può portare a un’eccessiva crescita delle piante. Quando le piante sono adeguatamente stressate (piegamento/potatura), questa energia può essere diretta verso la produzione di fiori e resina (tricomi).

Nella zona radicale anche la qualità del substrato è molto importante per queste stesse ragioni. Minore è l’energia che le radici devono spendere, più possono usare quell’energia per far crescere se stesse e la pianta. L’apparato radicale è anche il luogo in cui la maggior parte dell’acqua della pianta viene conservata. Un substrato arioso che mantiene una buona umidità è l’ideale. Sono consigliate anche le miscele di suolo ricche di torba e perlite in quanto offrono un eccellente “tampone” per le radici delicate, che aiuta a prevenire ustioni da nutrienti e consente loro di assorbire più efficacemente i minerali vitali necessari per produrre zuccheri e amidi al loro interno.

Nonostante un buon apparato radicale aiuti le nostre piante a crescere in salute, esso non garantisce, da solo, la buona riuscita del nostro ciclo di coltivazione. Molto spesso è difficile, per chi è alle prime esperienze col growing, inquadrare bene la situazione delle piante, lì dove dovesse sorgere un problema che nel caso della cannabis il più delle volte si presenta come un ingiallimento delle foglie.

Ci sono diversi motivi per cui le foglie delle nostre piccole ingialliscono

Uno o più fattori possono causare la clorosi, il nome tecnico per una riduzione della clorofilla che si traduce in foglie gialle. Questa non è una lista definitiva; tuttavia, è sempre importante diagnosticare correttamente un problema prima di tentare di risolverlo. Quindi ecco quattro motivi per cui le foglie ingialliscono e come trattare le piante per recuperare uno stress che altrimenti andrebbe ad intaccare il prodotto finale per qualità e resa.

Troppa o poca acqua

Un errore comune per i neofiti è quello di annegare letteralmente le proprie piante con troppa acqua, creando una pseudo-palude all’interno del vaso; di contro, potreste anche dimenticare di innaffiare le vostre piccole per qualche giorno, in entrambi i casi vi ritroverete di fronte ad una clorosi, con conseguente ingiallimento delle foglie. Un buon metodo per dosare l’irrigazione è alzare i vasi per constatare l’effettiva presenza di liquidi in base al peso che essi hanno.

Alla radice del problemaMancanza di un’illuminazione adeguata

Durante la fotosintesi le foglie prendono luce e anidride carbonica (CO2) e la trasformano in energia vegetale. Se non c’è abbastanza luce le foglie inizieranno a ingiallire e alla fine rallenteranno la crescita fino a fermarsi. Le comuni lampadine a incandescenza sono veramente insufficienti e le luci fluorescenti devono essere mantenute abbastanza vicine alle piante per essere efficaci a distanza. Nel caso in cui la nostra sia una coltivazione outdoor, si consiglia vivamente di spostare le piante (ove sia possibile) in un luogo aperto, possibilmente rivolto a sud per una migliore esposizione ai raggi solari.

Sbalzi termici

La cannabis è una pianta che, se pur vigorosa e resistente, risente degli sbalzi termici. Nella stagione favorevole alla coltivazione outdoor, non sempre godiamo di temperature ottimali alla crescita delle nostre piante (18-26°C); inoltre esistono diversi fattori ambientali che possono causare uno stress alla pianta come piogge improvvise e persistenti, o folate di vento rovinose. 
Per questo è importante non lasciare le nostre piante esposte a possibili intemperie nel momento in cui ci allontaniamo per troppo tempo da esse.

N.B. Anche il caldo eccessivo del sole estivo (oltre i 34°C) può causare una clorosi alle nostre piante.

Squilibrio di pH

Il pH o l’idrogeno potenziale è la misura, su una scala da 1 a 14, dell’acidità o dell’alcalinità di una miscela di terreno o di una soluzione nutritiva, con 7 come valore neutro. Il pH del terreno dovrebbe essere mantenuto tra 6-7, mentre il pH in coltivazioni idroponiche dovrebbe aggirarsi tra i parametri 5.5-6.2.

Le fluttuazioni al di fuori di questi parametri portano al blocco dei nutrienti, impedendo alle radici di essere in grado di alimentarsi. Spesso diagnosticata erroneamente come una carenza di azoto o ferro, uno squilibrio di pH non rilevato può aggravare ulteriormente i problemi quando vengono aggiunti altri nutrienti. Ciò crea una sovrabbondanza fertilizzante nella zona delle radici che le piante non possono, in alcun modo, assorbire.

Un buon metodo per evitare questo squilibrio consiste nell’acquistare un comune pH tester ed un regolatore di pH (pH down – per abbassare il livello/pH up + per aumentarlo). I regolatori di pH sono altamente concentrati e vanno utilizzati con parsimonia: un ottimo metodo è quello di analizzare sempre il pH dell’acqua di irrigazione prima di aggiungere il fertilizzante.

Carenza/eccesso di sostanze nutritive

Se tutti gli altri fattori – luce, acqua e pH – sono in equilibrio, allora è probabile che il problema sia la mancanza di cibo delle piante. L’azoto e il ferro sono le carenze più comuni che causano foglie ingiallite, ma potrebbero anche essere un numero qualsiasi di macro o micronutrienti.

Per ovviare a questa comune problematica basterà utilizzare correttamente qualsiasi linea di fertilizzanti specifici che si trovano comunemente in qualsiasi growshop, seguendo una semplice regola: meglio diminuire le dosi indicate di fertilizzante da diluire, piuttosto che aumentarle.

Adesso che abbiamo compreso quanto una parte nascosta della pianta (la radice) sia importante tanto quanto quel che c’è sopra, possiamo aiutare le piante nel caso in cui compaiano i primi campanelli d’allarme.

Se è vero che l’occhio vuole la sua parte, una pianta sana ed in salute è sinonimo di ottimi raccolti; ed infine è il risultato quel che conta.

Nessuna guida potrà mai sopperire all’esperienza sul campo, sbagliando si impara dice il detto, perciò impariamo insieme a prenderci cura delle nostre piante.

Alla radice del problema

TG DV


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