Alla luce del sole
Marzo, aprile, maggio.
Ecco i mesi in cui alla richiesta di semi per indoor si aggiunge quella di varietà adatte alla crescita all’aperto. Già a febbraio gli impazienti iniziano a chiedere le prime bustine, ma il clima è ancora inaffidabile ed è sconsigliabile seminare così presto.
Nel periodo seguente però i coltivatori iniziano ad applicare con successo le loro conoscenze e la loro passione; la richiesta di semi aumenta e i semi più richiesti sono di varietà robuste, poco costose, precoci e che contengano la crescita in altezza risultando più nascondibili.
Per quanto riguarda le tecniche di coltivazione alla luce del sole i grower si possono dividere in tre categorie principali: guerrilla grower, coltivatori da balcone e i fortunati proprietari di giardino.
I guerrilla grower sono molto numerosi, ma il loro lavoro è il più duro e dà risultati incerti e molto variabili. Intendo col termine coloro che germinano i semi in casa ma poi portano le piantine in luoghi naturali nascosti ma di libero accesso e tentano di farli crescere e maturare allo stato brado con la loro saltuaria assistenza. Le difficoltà e le problematiche sono le più svariate ma forse è utile elencarle per prevenirle meglio: sopratutto in pianura è difficile trovare un luogo adatto e abbastanza trascurato da risultare sicuro; nel portare loro acqua e altre cure si può essere notati da altre persone; le piante possono essere danneggiate da animali e parassiti; cacciatori, escursionisti o alle volte altri grower possono notarle ed estirparle. Nonostante tutto ciò alle volte ho visto foto di piante che, evitati questi pericoli e doverosamente seguite, hanno dato 1 chilogrammo di prodotto secco l’una.
Al coltivatore da balcone spetta un compito più semplice in quanto segue le proprie piante più spesso e più da vicino. Le difficoltà sono minori ma non assenti e ci sono alcuni aspetti da sottolineare. Innanzitutto le piante devono essere tenute basse in modo da non essere viste. Per far ciò ci vorranno semi di varietà indica, vasi non
molto profondi e bisognerà ritardare la semina.
Le piante sul balcone sono facilmente attaccabili da parassiti, specialmente dal ragnetto rosso. E’ di aiuto spruzzare spesso le piante con acqua (quando sono in ombra) ed utilizzare prodotti a base di enzimi atti a rafforzare le difese immunitarie della pianta.
Lavorando con vasi non grandi è necessario concimare adeguatamente nella fase di fioritura con concimi a base di fosforo e
potassio ampiamente diffusi sul mercato. E’ consigliabile proteggere i vasi dai raggi del sole che li scaldano provocando sofferenze al sistema radicale alla pianta. Il raccolto finale può essere abbondante ma generalmente non supera i trenta o quaranta grammi per pianta in queste condizioni.
Chi possiede un terreno privato è il solo che si possa permettere di coltivare in modo tradizionale e in condizioni ottimali. La prima cosa di cui preoccuparsi è preparare con largo anticipo il terreno che utilizzeremo per crescere le nostre piante. Nei mesi di ottobre e novembre dovremo recarci nell’area prescelta per smuovere la terra e arricchirla di sostanze organiche, preparate in precedenza e lasciate macerare (compostare), che verranno poi assorbite dalle radici della pianta e utilizzate durante l’intero ciclo.
Col primo caldo, appena le temperature superano i 16°, provvederemo a seminare in vasi di piccole dimensioni (circa 2 litri) dove manterremo le piante per circa venti, trenta giorni. Si consiglia di utilizzare terricci appositamente studiati per la coltura di canapa da resina, sono di facile reperibilità nei grow shops di ogni città e ci garantiscono un nutrimento adeguato ed un ambiente adatto alle nostre predilette, in alternativa potremo utilizzare un mix creato da noi stessi: la pianta avrà bisogno sopratutto di azoto durante la crescita che verrà fornito dall’humus di lombrico. Guano di pipistrello, guano di pinguino, e polvere d’ossa forniscono gli altri elementi necessari alla pianta. Ci basterà quindi reperire questi componenti e miscelarli nelle giuste dosi al nostro terriccio per ottenere un medium ricco di nutrienti.
Se tale mix risulterà acido o basico potremo correggerlo con dolomia o altri ammendanti acidi o basici portandolo così a valori ottimali (ph 6-7). Se decideremo di utilizzare il terreno già presente nel luogo in cui abbiamo deciso di piantare assicuriamoci che esso sia fertile controllando che le piante nei dintorni siano verdi e rigogliose, inoltre se smuovendo uno strato di terra di circa 30-50 cm troveremo insettie altri ospiti benefici nel suolo (lombrichi, altri insetti…) saremo certi che il terriccio è ricco di nutrienti organici.
Quando le pianticelle avranno raggiunto un’ altezza di circa 15-20 centimetri potremo trapiantarle nel luogo prescelto, avremo cura di smuovere la terra appena prima di trapiantare e porremo le piante a una distanza di due metri l’una dall’altra affinché crescano senza ostacolarsi. Piantare presto consente un periodo di vegetativa maggiore alla pianta e quindi maggior maturità al passaggio in fioritura e più in generale un miglior raccolto; ciò può divenire un problema se il luogo dove abbiamo piantato è visibile ad altri e le piante, molto grandi, possono essere scorte.
Da ora dovremo fornire alle piante una buona quantità d’acqua irrigandole ogni tre-quattro giorni e controllare che la crescita sia veloce e costante, il fogliame verde e di un colore omogeneo e che non siano presenti insetti, larve, muffe o altri parassiti. La canapa, quando inserita in un ambiente naturale si mostra comunque una pianta assai resistente ai parassiti sopratutto se vigorosa e una volta ben radicata e impiantata nel suo spazio. La crescita di solito prosegue rigogliosa fino a fine giugno-metà luglio.
In questo periodo bisogna tenere sotto stretta osservazione le piante poiché è il momento in cui si mostra la differenziazione tra piante maschio e piante femmina. Individueremo ad uno ad uno i maschi che mostreranno grappoli di palline e li estirperemo al fine di evitare l’impollinazione delle cime ed ottenere così “sensimilla”, ovvero infiorescenze d canapa prive di semi.
Se riusciremo ad evitare la fecondazione dei calici delle femmine infatti otterremo un prodotto finale più potente e ricco di THC poiché quando una cima viene impollinata si concentra sopratutto sulla formazione e maturazione del seme ed interrompe quindi altre funzioni. Una volta estirpati tutti i maschi presenti nella nostra coltivazione continueremo ad innaffiare le nostre piante concimando se necessario (quando ad esempio noteremo ingiallimenti durante la
crescita).
Quando le piante saranno in fase di fioritura arricchiremo il terreno (se non era già stato fatto in precedenza) con fosforo e potassio, fondamentali per la formazione di infiorescenze sane e abbondanti. Se le piante sono collocate in vasi necessario concimare appropriatamente durante tutte le fasi mentre se esse sono piantate in campo aperto possono espandere le proprie radici in cerca di nutrimento e procuraselo quindi autonomamente.
Nella coltivazione outdoor è sempre consigliabile utilizzare fertilizzanti di natura organica quali sangue di bue, polvere d’ossa, guano di pinguino o di pipistrello. I prodotti organici e quindi biologici sono distinguibili dagli altri grazie ai marchi europei ECO e SKALO.
Le piante continueranno a fiorire e ad aumentare il volume dei fiori almeno fino a settembre e raggiungeranno la maturità tra metà settembre e novembre, a seconda delle condizioni ambientali e della varietà coltivata.
Decideremo quando raccogliere le cime in base ad alcuni fattori:
– I fiori si sono rigonfiati nell’ultimo periodo ma non aumentano più di volume.
– I pistilli sono ormai in maggioranza rossi e appassiti, la pianta non produce più peli bianchi.
– La resina è abbondante e i tricomi ghiandolari che producono resina sono opachi o ambrati e non più trasparenti se visti attraverso una lente di ingrandimento (20x-30x).
Una volta matura taglieremo i rami dalla pianta ed anche le foglie più grandi quindi appenderemo tutto a testa in giù in un ambiente buio e ventilato. Una volta secche procederemo con la rimozione delle foglioline piccole presenti sulle cime e avremo cura di conservarle per poterle utilizzare successivamente per produrre ad esempio olio o hascisc battuto Rimosse le foglioline riporremo le cimette in vasi di vetro (quanto più spessi sono migliore è il risultato), possibilmente chiusi da tappi di sughero. I primi 10 giorni toglieremo tutte le cime dai vasi per una decina di minuti per fargli prendere aria, successivamente potremo mantenere i vasi chiusi e aprirli solo di tanto in tanto.
Se avremo avuto le giuste attenzioni e non avremo riposto l’erba quando è ancora troppo umida non dovremo temere muffe e potremo gustarci il risultato del nostro sudato lavoro.
Testo: Ferdi
Foto: HazeMan