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Albania: continua la guerra del proibizionismo, la polizia brucia mezzo milione di piante

cannabis albaniaSedicimila piante di cannabis bruciate. Questo il risultato dell’ultima, massiccia, operazione antidroga della polizia albanese, impegnata ormai senza sosta nella guerra alla produzione e allo spaccio di marijuana. Gli agenti hanno raso al suolo un’intera piantagione di erba nel comune di Kurvelesh, 200 chilometri a sud di Tirana.

CONTINUA LA GUERRA DEL PROIBIZIONISMO. La nuova operazione giunge ad un anno dalla clamorosa operazione condotta nella zona di Lazarat, dove oltre 500 poliziotti si scontrarono per giorni contro gruppi di coltivatori armati per conquistare militarmente oltre 300 ettari di terreno coltivati a cannabis (a questo link alcuni video della guerra tra coltivatori e polizia). Si tratta di operazioni effettuate anche e soprattutto a causa delle pressioni dell’Unione Europea, che ha elencato ufficialmente la guerra al narcotraffico tra le condizioni richieste al governo di Tirana per l’adesione del paese all’Ue.

I NUMERI DI UN’INDUSTRIA DA CAPOGIRO. Nonostante queste spettacolari operazioni che talvolta vengono messe in piedi (e che paiono più utili per lo spettacolo mediatico, che non per il risultato in sé) l’Albania rimane uno dei maggiori produttori mondiali di cannabis, secondo le stime del ministero dell’Interno di Tirana ogni anno se ne producono oltre 900 tonnellate. La coltivazione di canapa è diffusa ormai in tutto il paese, specie nelle zone interne e montuose dove il controllo del territorio da parte della polizia è più difficile. Per rendere un’idea della diffusione basti sapere che quando, nell’estate 2013, la Guardia di Finanza italiana, in base ad un accordo con il ministero degli Interni albanese, ha inviato un aereo dotato di telecamere a sorvolare il territorio albanese alla ricerca di piantagioni, il velivolo ha individuando oltre 500 piantagioni di marijuana mappando appena il 12,5% del territorio dello stato.

L’ESIGENZA DI RAGIONARE UN’ALTERNATIVA. La coltivazione illegale di cannabis, d’altra parte, non rappresenta una risorsa solo per le mafie d’oltre Adriatico, ma si rivela spesso l’unica possibilità di lavoro per i contadini. Difficile infatti pensare che i fucili possano bastare a convincere i contadini a coltivare grano o pomodori anziché cannabis, quando piantando marijuana si guadagnano fino a 300 euro al chilo mentre con le colture legali si fatica a mangiare. Per questo anche in Albania esiste un dibattito per la legalizzazione, in favore della quale nei mesi scorsi si sono espressi diversi membri del Partito Socialista, attualmente al governo, che hanno chiesto al governo di “fare in modo che l’industria della cannabis possa servire ad arricchire lo stato piuttosto che ad ingrassare i cartelli del narcotraffico.



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