Acqua in bottiglia o acqua del rubinetto?
La pubblicità ci mostra sempre modelle magre che bevono quel tipo di acqua, atleti che scelgono quell’altra, bottiglie colorate o pratiche da portare in borsa. Ma è solo marketing? A dire il vero, si. Non c’è particolare motivo per preferire l’acqua imbottigliata all’acqua che esce dai rubinetti di casa nostra.Vediamo il perché.
L’acqua minerale proviene da una sorgente di per sé pura e protetta, quindi sgorga già possedendo delle caratteristiche naturali di qualità.Viene poi imbottigliata da aziende private in vetro o plastica, trasportata su e giù per l’Italia e venduta negli scaffali dei negozi o nei supermercati a prezzi variabili. Per legge quest’acqua viene controllata una volta all’anno da parte delle aziende imbottigliatrici stesse, che inviano al Ministero della Salute una autocertificazione. L’acqua minerale subisce pochi trattamenti, oltre all’aggiunta di anidride carbonica per renderla frizzante, può anche essere trattata con aria arricchita di ozono per separare alcuni composti come ferro, manganese, zolfo e arsenico.
L’acqua del rubinetto invece può avere origini di vario tipo, può essere prelevata direttamente da una fonte e avere già buone qualità naturali, oppure può aver bisogno di trattamenti che ne migliorino le caratteristiche chimico-fisiche o la rendano più sicura per la salute.Tutte le acque del rubinetto vengono sottoposte a disinfezione per proteggerle durante il tragitto nelle tubature fino alle nostre case. La legge italiana prevede un minimo di 4 analisi all’anno, numero che aumenta in base al volume di acqua distribuito e alle caratteristiche dell’acquedotto. Le analisi sono svolte sia dalla società che gestisce l’acquedotto che dalle Asl, quindi da due soggetti indipendenti tra loro, che svolgono analisi su 67 parametri, più di quelli previsti per le acque in bottiglia. In poche parole, l’acqua che arriva nelle nostre case è quattro volte più controllata di quella che compriamo al supermercato. Il costo? Dipende dal gestore, ma l’ordine di grandezza è fino a mille volte di meno. Spesso però non ci fidiamo a berla, magari perché arriva con un sapore non proprio gradevole. Il più delle volte dovuto al cloro usato per la disinfezione, nel qual caso basta lasciarla arieggiare per una mezz’ora nella brocca prima di consumarla e il gusto migliora. Può anche succedere che non sia solo il “saporaccio” il problema, la società di gestione del servizio idrico ha la responsabilità di garantire la qualità dell’acqua fino al contatore, dopo di che è responsabilità del padrone di casa o del condominio garantire che le tubature finali siano in buono stato in modo da non alterare la qualità dell’acqua.
Se possiamo scegliere l’acqua in bottiglia in base alla sua composizione, non possiamo fare lo stesso per l’acqua del rubinetto. Possiamo però conoscere i risultati delle analisi, che la maggior parte degli acquedotti pubblicano regolarmente su internet. In questo modo potremo controllare in prima persona che il contenuto di sali minerali e altre sostanze sono adeguati per le nostre esigenze fisiologiche.
Nello scegliere di comprare una bottiglia invece che riempire una brocca, non scordiamoci di pensare anche al contenitore e non solo al contenuto. L’impatto ambientale dell’acqua “in brocca” deriva dalla costruzione e gestione dell’acquedotto, dei sistemi di captazione, trattamento e distribuzione. Per l’acqua in bottiglia il discorso è più ampio, in quanto alle attività di prelievo, trasporto e imbottigliamento dobbiamo aggiungere l’energia e le risorse impiegate per produrre le bottiglie, per lo più di plastica, e il carburante consumato e l’anidride carbonica emessa per il trasporto dalla azienda ai punti vendita. Non finisce qui, aggiungiamo il nostro trasporto dal supermercato a casa, e la fine che fa una bottiglia di plastica se per caso non viene buttata nel secchio del riciclo.
Non so voi, ma io vado a bermi un bel bicchiere d’acqua, del rubinetto ovviamente.
Viviana Valentini
www.greenme.it