Abuso dell’informazione e obiettivi nascosti
Le bufale sono largamente diffuse sui giornali e i tg, se ne sentono un po in tutte le direzioni, nonostante gli ultimi eventi politici, comunque l’attenzione viene distratta da qualche “fannullone” che ne approfitta. Unica eccezione alla regola, la canapa, sull’argomento le bufale durano 365 giorni l’anno, non passa giorno che non sentiamo falsità in cattiva fede o dovute all’ignoranza sull’argomento, chi è temprato in materia sa bene a che livelli possono arrivare.
Con la scandalosa morte del giovane Stefano Cucchi, l’opinione pubblica si è scossa e il Dipartimento nazionale antidroga ha inviato una proposta di emendamento al ddl (o probabile decreto legge) sulla “messa alla prova”, contenente modifiche per i tossicodipendenti condannati per spaccio di lieve entità. Lo ha reso noto all’agenzia ANSA il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ha la delega delle politiche antidroga. Il congestionamento delle carceri – per risolvere il quale il governo ha pensato a un provvedimento che preveda la detenzione domiciliare per chi deve scontare un anno di pena – è infatti dovuto in buona parte dall’ingresso di detenuti tossicodipendenti condannati per spaccio di lieve entità.
“Persone che essendo malate hanno bisogno di cure piuttosto che di reclusione” afferma Giovanardi. L’emendamento chiede di rivedere la legge ex Cirielli sulle recidive (i tossicodipendenti piccoli spacciatori infatti spesso sono recidivi) dando la possibilità al giudice di far prevalere le attenuanti sulle aggravanti. Poi, portare da due a tre volte la possibilità di avere l’affidamento in comunità, con l’obbligo di scontarvi la pena. Ancora, si chiede un monitoraggio dei posti disponibili nelle comunità terapeutiche, in modo che il piccolo spacciatore tossicodipendente al quale resta da scontare un anno di pena, invece di uscire semplicemente dal carcere o di terminare la pena agli arresti domiciliari lo faccia in comunità.
In fondo, gli obbiettivi della legge Fini-Giovanardi in materia di droghe erano chiari sin dal principio, oltre a un apparato repressivo di stampo ideologico, punta alla privatizzazione della lotta alla droga, dietro ci sono grandi interessi economici: case farmaceutiche, comunità terapeutiche, aziende, qualche scienziato in cerca di fondi e notorietà, le collaborazioni dei tossicologi, avvocati, giornalisti compiacenti e politici ideologicamente “tarati”, un cocktail esplosivo per i poveri consumatori, pronti ad essere spremuti fino all’osso.
Molti ci chiedono come mai sia così difficile combattere contro il proibizionismo, è evidente che chi si pone questa domanda non capisce quali siano gli interessi in gioco. La pazienza dei cittadini, logorata da decenni di proibizionismo, dalla vana speranza di veder migliorare le cose con l’attuale Governo che cerca di provvedere con un decreto ridicolo.
Ma non basta, visto che il provvedimento governativo prevede la sospensione del processo e la messa in prova per condanne fino a tre anni, si chiede che per i tossicodipendenti si faccia un’eccezione e che questa misura alternativa possa essere applicata anche per pene superiori ai tre anni (per il piccolo spaccio la legge 309 prevede da uno a sei anni). “Una misura che, in casi come quello di Stefano Cucchi, avrebbe consentito al povero ragazzo di andare in comunità invece che in carcere” spiega il sottosegretario.
L’ipocrisia non ha limiti e la verità è che se non ci fosse una legge così repressiva in materia di droga Stefano Cucchi sarebbe ancora tra noi e i consumatori non avrebbero nessun problema se non quello di fornirsi di terriccio e fertilizzanti per coltivarsi una piantina per il consumo personale. Inoltre le forze dell’ordine non sprecherebbero il loro prezioso tempo a massacrare di botte dei consumatori di sostanze, che a loro volta non dovrebbero rischiare da uno a sei anni per il possesso di pochi grammi di sostanza.