A tre anni dal terremoto, la rinascita è un’utopia
A tre anni dai terremoti che hanno devastato il centro Italia, le Brigate di Solidarietà Attiva sono ancora nel “cratere”, ovvero l’area che comprendente 140 comuni e borghi distrutti o danneggiati dalle scosse. Abbiamo affrontato l’emergenza consegnando per oltre un anno beni di prima necessità a centinaia di famiglie in difficoltà. Insieme ai pacchi di pasta, ai vestiti, a decine di roulotte e container abbiamo però promosso due progetti “paralleli”: il primo di assistenza legale alla popolazione terremotata con l’associazione Alterego – Fabbrica dei Diritti, producendo due vademecum e traducendo i complessi decreti di Governo e Regioni a beneficio di migliaia di persone. Il secondo è “Emidio di Treviri”, un gruppo di ricerca nato da una call for research lanciata dalle BSA composto da oltre 50 ricercatori e docenti universitari che ha prodotto uno studio sulle conseguenze della gestione post sisma sulle persone e sui territori dei terremoti, da giugno in libreria edito da Derive Approdi – “Sul Fronte del Sisma. Un’inchiesta militante sul post-terremoto dell’Appennino centrale (2016-2017)”.
Aiuti materiali, produzione scientifica collettiva, sostegno dei diritti delle persone sono state le linee guida attraverso le quali in questi tre anni non abbiamo semplicemente “assistito” la popolazione, ma delineato un modello di pratiche sociali basato sulla solidarietà, il mutualismo e la conoscenza. Siamo convinti che la rinascita dell’Appennino – partecipata e popolare – passi per la solidarietà e il mutualismo, elementi fondamentali affinché città e borghi non si spopolino definitivamente trasformando in terra di nessuno – o meglio, in terra di conquista – un’area immensa a cavallo tra quattro regioni. Si intravedono infatti già i primi preoccupanti fenomeni: da una parte la turistificazione forzata finalizzata più alla realizzazione di centri commerciali e aree food che alla rinascita delle comunità locali. Dall’altra faraonici e impattanti progetti infrastrutturali che nulla hanno a che vedere con i bisogni e le vocazioni locali.
Spuntano qua e là aree commerciali, unici poli di “attrazione” per le popolazioni terremotate. Tutto ciò avviene in territori di montagna, ignorando vocazioni, tradizioni, saperi sedimentati nei secoli. Nel pantano di una “governance senza governo” la condizione di molti è di perdita della speranza. La ricostruzione non parte e le comunità rischiano sempre di più la disgregazione. È in questo quadro che abbiamo deciso di tentare di sperimentare progetti alternativi; di ispirazione antica, ma innovativi e partecipativi, che mettano al centro le persone, le loro conoscenze, le vocazioni dei territori montani, le tradizioni e il rispetto per l’ambiente.
Crediamo che la rinascita dell’area colpita dal sisma passi da soluzioni coerenti con la storia delle comunità, compatibili con la natura montana e la biodiversità, ispirate dal confronto che in questi tre anni abbiamo avuto quotidianamente con agricoltori, allevatori, piccoli commercianti, operatori turistici e soprattutto Comitati di terremotati che si sono organizzati per vigilare sulla ricostruzione e partecipare alla progettazione del loro futuro.
È grazie all’ascolto quotidiano delle storie dei terremotati che abbiamo strutturato le nostre azioni in questi anni. Adesso c’è bisogno di proseguirle e rilanciarle per contribuire alla rinascita.
Trovate una descrizione dei progetti in corso su www.brigatesolidarietaattiva.net e un aggiornamento costante su fb: Brigate di Solidarietà Attiva – Terremoto Centro Italia.
Brigate di solidarietà attiva – Terremoto centro Italia