A Dubai, per la prima volta, sono stati utilizzati dei droni per far piovere
Condizioni estreme richiedono soluzioni innovative. A Dubai, una recente ondata di caldo estremo, tra le peggiori registrate negli ultimi anni negli Emirati Arabi Uniti, ha spinto l’amministrazione locale ad avvalersi del cosiddetto “cloud seeding”, l’inseminazione delle nuvole, processo con cui si aumenta artificialmente la quantità di pioggia in una data zona tramite l’utilizzo di differenti tecnologie, e, in questo caso, di droni. La misura mira a smorzare il preoccupante aumento delle temperature che ha colpito la regione, con picchi di quasi 52 gradi centigradi, e che minaccia il già poco produttivo settore agricolo degli EAU, paese costretto a importare circa l’80% del proprio cibo proprio a causa delle difficili condizioni climatiche.
Il processo di Cloud Seeding non è certo una novità. In passato paesi come Israele, Cina, Stati Uniti d’America, Russia e Marocco hanno esplorato le possibili tecnologie per implementare la quantità di precipitazioni in determinate regioni, ma la discussione sulla sicurezza dell’inseminazione delle nuvole, che, ancora oggi, viene effettuata nella maggior parte dei casi tramite l’immissione di particolati nell’aria, ha spesso generato forti dubbi sull’utilizzo della tecnica, ormai consolidata come metodo efficace nella prevenzione della siccità, ma i cui effetti inquinanti continuano a preoccupare la comunità scientifica.
Gli Emirati Arabi Uniti sono uno stato pioniere nel campo del cloud seeding, potendo annoverare ben 9 differenti progetti per l’inseminazione delle nuvole, 8 dei quali tramite sostanze chimiche, ma con il più recente esperimento è stata intrapresa una strada radicalmente differente. A Dubai, l’Emirati Weather Center ha infatti utilizzato, per la prima volta, dei droni armati di raggi laser concentrati, utilizzati per stimolare la produzione di precipitazioni sulla città tramite cariche elettriche indirizzate verso specifiche formazioni nuvolose, processo che si è rivelato un successo, come riportato da diverse testate internazionali e dai video condivisi sui social media.
L’utilizzo dei laser nel cloud seeding potrebbe rivelarsi un’idea rivoluzionaria, ma non necessariamente meno pericolosa dell’utilizzo di particolati per stimolare la produzione di pioggia. Diversi esperti hanno infatti espresso i propri dubbi sull’esteso utilizzo della tecnica messa in atto a Dubai, che potrebbe essere causa di inondazioni se non usata con cautela, ma che rappresenta comunque un metodo più economico e sicuro rispetto al tradizionale utilizzo dello ioduro di argento, composto ancora ampiamente utilizzato in diversi paesi, particolarmente gli USA.
L’utilizzo dei droni nell’inseminazione delle nuvole potrebbe rappresentare uno step fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, sia a livello locale che globale, ma, soprattutto, potrebbe essere una risposta efficace al crescente problema della scarsezza di acqua che interesserà particolarmente i paesi più aridi, sempre più colpiti da fenomeni di grave siccità che, secondo gli esperti, saranno, in futuro, causa di conflitti armati per il controllo di falde acquifere, fiumi e laghi.