A ciascuno il proprio mondo
Noi interpretiamo il mondo sulla base delle informazioni già disponibili nella nostra mente. Il mondo è però talmente complesso che ci costringe a semplificarlo per riuscire, in qualche modo, a comprenderlo. Ogni nuova informazione viene integrata con quelle preesistenti nelle cosiddette “categorie conoscitive”, tali categorie sono quindi migliorabili grazie all’acquisizione di nuove informazioni. Per questo motivo ci fa bene viaggiare, vivere determinate situazioni nuove, conoscere culture diverse e così via; tali esperienze ci permettono di comprendere in modo più veritiero il mondo che ci circonda.
Si dice infatti che la mente è come un paracadute e che funziona solo quando è aperta. Una persona con la mentalità aperta è portata ad avere un maggior livello di benessere perché non è frustrata da ciò che non comprende, inoltre, accetta le diversità in quanto sa che sono prettamente punti di vista. Tuttavia, nessuno è totalmente esente dai pregiudizi… ciascuno tendenzialmente scambia i confini del suo mondo con i limiti del proprio campo visivo.
Diciamo che “sapere di non sapere” sarebbe sempre il miglior punto di partenza per poter accogliere nuove prospettive. Coloro che sanno di sapere sono invece professionisti nella conoscenza del mondo (erronea). Essi sono eccezionali nel conoscere vicende fasulle ed a prenderle come dato di fatto, definendole secondo criteri soggettivi ed errati. La loro visione della realtà è limitata e, nonostante spesso interferiscano con chi vive più profondamente la propria vita, non bisognerebbe arrabbiarsi con loro, ma piuttosto compatirli dato che posseggono categorie conoscitive ridotte. Talvolta tali categorie sono talmente povere che si riducono ad essere dicotomiche: “giusto” o “sbagliato”, scartando tutte le possibili sfumature.
Spesso al “sapere di sapere” si aggiunge anche l’impulso al pettegolezzo. Il pettegolezzo racchiude in sé una sorta di contratto: due persone si scambiano delle informazioni riservate per legarsi tramite questo patto; costruiscono un rapporto pregiudicandone un altro. Le persone pettegole non accettano il fatto che viviamo nel cambiamento e, pertanto, non ci è possibile esercitare un buon grado di controllo sul mondo circostante, al che etichettano tutto ciò che possono, chiaramente a modo loro, perché questa definizione dell’ambiente che le circonda le fa sentire più a loro agio.
Ciò che è “diverso” ad alcuni fa paura: il fatto di “identificarlo” esplicitamente, toglie ad essi un certo livello di disagio. Ciò che è “diverso” e non viene capito, può essere così in qualche modo inquadrato ed assimilato. L’impulso al pettegolezzo spesso deriva da sentimenti negativi come l’invidia, il rancore e l’aggressività repressa. Sarebbe il caso di fermarsi a riflettere sul perché si stia desiderando così fortemente la complicità dell’interlocutore scelto come “contenitore” di dicerie.
Una persona con la mentalità aperta sa che, in fin dei conti, apparteniamo tutti allo stesso mondo ed ogni male eterodiretto, avvelena il contesto oltre che il singolo individuo. E’ improbabile che uno solo di noi possa da solo cambiare il mondo, ma cambiando sé stesso, trasformerà il proprio mondo.