A Bologna le luminarie di Natale ricordano P2 e massoneria. Ma è una protesta artistica
In questi giorni in cui le luci natalizie dominano le strade dei centri storici di ogni città quelle installate sul ponte Galliera di Bologna si fanno notare in modo particolare. Anziché i consueti astri celestiali e le stelline natalizie, a far mostra di sé lungo la strada sono due tra i più noti simboli massonici: il triangolo equilatero e l’occhio della provvidenza.
Si tratta di luminarie approvate dal Comune di Bologna e realizzate dall’artista Luca Vitone. Un’opera che potremmo definire di sensibilizzazione visuale nella quale le luminarie se viste in prospettiva combaciano l’una con l’altra, formando il simbolo massonico adottato dalla Loggia P2. Un’opera che quindi non è stata posta a caso proprio sul ponte che attraversa i binari ferroviari di fianco alla stazione di Bologna, ma per ricordare idealmente la strage che li si consumò il 2 agosto 1980, quando una bomba posta nella sala d’aspetto uccise 85 persone. Una strage ancora avvolta nel mistero a 34 anni di distanza, per la quale Licio Gelli – il Maestro Venerabile della loggia massonica P2 – è stato condannato per i tentativi di despistare le indagini.
L’autore delle cinque luminarie, Luca Vitone, ha così raccontato l’idea dell’opera: “L’idea nasce da una visita ad una mostra di De Chirico dove un dipinto del 1915 mi ha fatto pensare come in questa atmosfera metafisica cambino i paesaggi e gli sfondi, ma ci sia sempre un’attitudine che non ci fa superare certe situazioni che ci permetterebbero di modernizzare l’aspetto culturale e sociale del paese. Quest’idea di passato/futuro inamovibile mi ha fatto pensare che fosse il tempo di raccontare un evento passato come quello della P2, evento determinante per quello che è successo nel nostro paese. In una mia mostra a Parigi avevo presentato una lapide in marmo con l’immagine dell’occhio nel triangolo incisa, accostata ad una lapide su carta con un’iscrizione, come quelle dedicate ai figli della patria, solo che elencava i 162 iscritti alla loggia P2. Questo per evidenziare una realtà che esiste e come cittadini italiani dobbiamo sentirci responsabili della sua presenza e rivelarla. Quando mi hanno proposto di lavorare qua ho pensato al giorno in cui è scoppiata la bomba in stazione centrale, avevo 16 anni e fu un trauma drammatico. Mi sembra interessante e utile, anche per non dimenticare, riproporre quel lavoro parigino in forma diversa, in modo che fosse visibile all’esterno e, data la stagione natalizia, la luminaria, materiale che non avevo mai affrontato, mi sembrava adatta per il lavoro.