Interviste

99 Posse

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Dopo 8 anni di assenza dalla scena musicale i 99 Posse ritornano con un nuovo lavoro, “Cattivi Guagliuni”. Un album che riassume la loro vera essenza con una miscela di generi tipica del gruppo e che riporta a galla con una rinnovata energia la voglia di ribellarsi e la tipica rabbia della 99 Posse, espressione dell’attuale disagio sociale.

Ciao Luca, state girando in tutte le piazze d’Italia con il tour “Cattivi Guagliuni” e state per concludere il tour invernale… come sta andando?!
Ciao! Si, siamo quasi alla fine del tour invernale e ci prepariamo per quello estivo, abbiamo suonato in più di 70 piazze diverse e abbiamo ricevuto una gran risposta del pubblico, considerando che tutto parte da un lavoro autoprodotto e quasi auto distribuito. Riceviamo dei risultati che sono più che soddisfacenti: i posti dove andiamo a suonare si riempiono, la gente se ne va soddisfatta e noi concerto dopo concerto cresciamo dal punto di vista dell’amalgama e dello spettacolo. Tutto va esattamente come deve andare.

Finalmente siete tornati, anche se non proprio al completo, avete risposto ad una chiamata del pubblico con la reunion di luglio…
Il momento proprio della reunion, avvenuto a Piazza del Gesù a Napoli, è stato un pretesto che ci ha fatto rincontrare. Eravamo stati invitati, ognuno con il suo progetto che all’epoca stava portando in giro, a partecipare ad un’iniziativa per recuperare un po’ di soldi per le spese legali di un compagno di Napoli che era stato arrestato durante l’ultimo G8 a Torino. Per la prima volta dopo 8 anni ci incontravamo in un contesto politico, tra l’altro proprio nel nostro contesto, con i nostri compagni di Napoli, dove tutto era iniziato 20 anni prima, così abbiamo pensato di far riscrivere i 99 Posse, invece di andare con i nostri progetti. Abbiamo visto giustissimo perché la gente che è venuta è esattamente il quadruplo di quella che sarebbe venuta se ci fossimo presentati con i nostri progetti singoli, ma ci ha anche dato una botta emozionale talmente forte che abbiamo capito che non era il caso di riunirsi, ma era proprio il caso di ripartire. Cioè di riunirsi assolutamente, perché si eravamo separati, però di considerare questa piuttosto che una reunion, una sorta di ripartenza… e così è stato! Abbiamo ricominciato come tutti i gruppi non con il disco nuovo ma con i concerti, ne abbiamo fatti circa 70 prima di abbandonare il palco e chiuderci in sala e fare “Cattivi Guagliuni”. Cattivi Guagliuni è il nostro primo disco dopo 8 anni di rottura e adesso siamo qui a rappresentarlo!

Se non ci fosse stata la reunion pensi che sareste ritornati comunque?
Ogni tanto ci abbiamo riprovato in questi anni. Con Massimo Jovine addirittura abbiamo fatto insieme una parte del percorso solistico, anche abbastanza importante, abbiamo musicato Zulu e gli Al Mukawama Experiment 3 che è stata la cosa più vicina ai 99 Posse che io abbia mai fatto come solista, e ha avuto anche un ottimo riscontro di pubblico. Ricordo che all’epoca i contatti non si erano persi, quello che si era perso era un po’ il senso della 99, perché soprattutto nell’ultimo periodo della 99 Posse ci si ritrovava, un po’ troppo spesso a mio avviso, in contesti che non ci appartenevano minimamente e non c’era molta più mobilità fresca e conflittuale. La prima volta che siamo andati in TV nella nostra vita è stato ad AVANZI, una trasmissione di Serena Dandini nel ‘93, in quell’occasione mi ricordo che facemmo una contrattazione di 2 giorni per ottenere che dietro al nostro posto ci fosse lo striscione “L’officina 99 non si tocca” e se non accettavano noi non andavamo… Alla fine loro accettarono e noi andammo con questo striscione. Con il passare degli anni quest’attitudine di rottura ogni volta che si aveva l’opportunità di andare nel posto del nemico, per intenderci, si era un po’ affievolita mi sembrava addirittura che ci stessimo troppo accomodando. Per dirla in parole poverissime mi sembrava che la Posse si fosse “sputtanata” troppo per poter ritornare e, invece, dopo mi sono dovuto ricredere… La gente continua a ricordarsi di te e di quello che hai fatto con i 99 Posse con grande amore sostenendo sempre e continuando ad aggiungere visualizzazioni su visualizzazioni ai tuoi video. Insomma c’era troppo amore per ignorarlo e così siamo ritornati.

Cosa ne pensi del fatto che in tutti questi anni siete riusciti a rappresentare diverse generazioni di “Cattivi Guagliuni”?

Da un lato è rincuorante perché non ti senti solo, dato che è stata un po’ la costante della mia infanzia… Fino ad un certo periodo della mia vita ero convinto di essere pazzo perché non mi piacevano le cose che piacevano alla maggior parte dei miei compagni di classe, non giocavo a pallone, non mi importava della macchina ne del motorino, non mi piaceva leggere, non mi piaceva studiare ero una sorta di pesce fuor d’acqua. Incominciavo ad essere attratto da queste musiche strane, finché non ho scoperto che ce ne erano anche altri in Italia… Quando scoprì che c’era un movimento punk, metal, anarchico, autonomo ero abbastanza grande, circa 13/14 anni, e mi ci sono buttato a capofitto, da la è cambiato il senso, la qualità e la direzione della mia vita per sempre. Scoprire ancora oggi che ci sono dei giovani che scoprono attraverso una mia canzone di non essere dei pazzi, ma di essere parte di un mondo molto più ampio non può che riempirmi di soddisfazione da un lato, però dall’altro mi intristisce pure perché penso che se in questi 20 anni magari noi come compagni o come musicisti o come uomini e donne avessimo fatto un po’ meglio o un po’ di più oggi queste persone non si dovrebbero proprio sentire strane…

Il singolo “Cattivi Guagliuni”, con la regia si Abel Ferrara, è stato censurato da qualche network, infatti è stato diffuso soprattutto nelle realtà underground e autonome. E una situazione che vi si è presentata spesso nella vostra carriera?
Diciamo che per un breve periodo siamo riusciti a far passare alcune canzoni un po’ più controverse. E’ stata una condizione di tutta una serie di eventi, il primo dei quali era che eravamo veramente diventati un fenomeno troppo grande dal basso per poter essere ignorati, per cui ci dovevano per forza invitare nel momento in cui riempivamo le piazze, riempivamo palazzetti dello sport. Un po’ anche per il fatto che in Italia la musica in televisione non c’era ancora, stava facendo capolino più o meno negli stessi anni in cui uscivamo noi. All’epoca c’era TMC2, che faceva un po’ di musica, e c’era MTV, che stava aprendo proprio in quel periodo e che doveva crearsi un pubblico, così videro nel movimento della musica indipendente italiana di tutti i generi dal rap, al reggae, al rock, all’hard-rock, un possibile pubblico. E quindi c’è stato tra il 1990 e il 2000 un periodo, una sorta di porta spazio temporale che si è aperta e che ha dato la possibilità a gruppi non necessariamente legati alle grandi multinazionali di avere i video diffusi anche in televisione, ma è stato una breve porta spazio temporale e poi si è chiusa, sia perché era destinata a chiudersi e sia perché i piedi di porco con i quali la tenevamo aperta si sono spezzati. Il fatto che la porta si sia chiusa, però, non significa che non esista più la scena underground, anzi esiste forse anche più sostanziosa, più ricca di quanto non fosse negli anni ’90, in cui eravamo una quindicina, ventina i gruppi che resistevano. Oggi, invece, con l’ausilio sia delle tecnologie per produrre la musica, in casa proprio e poi con le altre tecnologie per diffonderla direttamente senza aver bisogno di una casa discografica o di un ufficio stampa penso che la scena underground sia quintuplicata se non decuplicata rispetto agli anni ’90. Il problema è conoscerla e in qualche modo valorizzarla e questo sarebbe il nostro grande progetto, quello di riuscire una volta tanto ad acciuffare almeno uno di quei proiettori che un tempo erano puntati sulla scena e di riuscire in qualche maniera a rigirarlo un’altra volta dal nostro lato. Se ci riusciremo saremo contenti, ma se non ci riusciremo comunque avremmo fatto quello che ci sentivamo di fare.

Quello che sorprende è che in mezzo a testi così impegnati e pesanti riuscite sempre ad uscirne con ironia utilizzando il divertissement. Uno di questi è “Yes Weekend” che dovrebbe aver suscitato molte polemiche, poiché contiene il suono campionato di Bersani, Franceschini e Finocchiaro, ci siete riusciti? Avete ricevuto qualche feedback?
Innanzitutto ci sono tutte una serie di questioni che per noi sono prioritarie e magari se reagisci uno dei dirigenti del Pd comincia a sbuffare, pensa che sia una provocazione e invece no, non è colpa mia se abito nella Val di Susa e ci tengo al mio territorio e non voglio che sia brutalizzato da un inutile ferrovia che serve solamente a farvi spendere i soldi per costruirla. Soldi che vanno nelle tasche della gente che ha affari viscidi con la mafia, la camorra e che, contrariamente, dice di combattere, che ipocrisia!
Su Yes Weekend l’unico feedback che abbiamo ricevuto, è arrivato dagli autori de “Gli Sgommati”, un talk show in programmazione su sky, che hanno fatto un video praticamente senza dirci niente. Andate a vederlo!

Una parola che rappresenta l’Italia in questo momento.
Confusione.

Una parola che rappresenta i 99 Posse in questo momento.
Rabbia… quella rabbia un po’ compressa di chi non ha ancora trovato la via per esprimerla nella maniera giusta.

Più volte hai parlato a favore della legalizzazione, anche nella canzone “Penso che me ne andrò” c’è una piccola citazione sulla pianta da curare e da fumare… Noi combattiamo da anni questa lotta, cosa pensi del proibizionismo in Italia?

Come la penso credo sia ovvio… Quello che posso dire, invece, è che in televisione si parla della cannabis come una delle cause principali dei malesseri dei giovani di oggi contemporaneamente, però, la stessa televisione ti invita a bere alcolici e a giocare a giochi online di tutti i tipi, responsabili della maggior parte delle persone che stanno ricoverate presso i SerT italiani o all’interno delle comunità di recupero italiane. Questo lo dico per cognizione di causa perché io ci sono stato e c’erano, all’incirca, su 15 persone: 2/3 ex eroinomani che tentavano di risolvere i loro problemi con l’eroina, 7/8 cocainomani e 7/8 tra alcol e gioco. Quindi c’è una percentuale preoccupante, in crescita, di italiani che restano invischiati nelle dinamiche all’interno delle quali ci sono degli interessi economici enormi da parte dello stato. Ad esempio in ogni bevanda alcolica acquistata una parte dei soldi va allo stato, la stessa cosa vale per le licenze di tutti i giochi online che continuano a pubblicizzare. Loro hanno risolto il problema dicendo alla fine della pubblicità “giocate responsabilmente” e allora che cosa gli vogliamo rispondere se non “fumate responsabilmente”?

Che progetti hanno i 99 posse per il futuro?
In questo momento siamo molto impegnati a cercare di risaltare il concerto dall’invernale all’estivo, in maniera tale che chi avesse la brillante idea di venirci a rivedere in estate dopo averci già visto in inverno non veda lo stesso spettacolo. Adesso stiamo spulciando nel nostro repertorio, per aggiungere altre canzoni ad un concerto che attualmente dura un’ora e 40. E’ un grosso lavoro all’inizio “intellettuale” nella scelta delle canzoni sul quale concentrarci, poi quando avremo finito di scegliere dovremo incominciare a lavorare sul montarle con degli arrangiamenti nuovi e il tutto in questo breve tempo. Per il momento questo, poi si vedrà…

Vuoi dire qualcosa ai lettori…
Vedo con piacere che sapete leggere e questo è già un passo avanti rispetto a quello che era il nostro pubblico all’inizio, che era un pubblico di analfabeti, irresponsabili e drogati. Già il fatto che oggi qualcuno ci legge ci riempie di soddisfazione. Significa che vi state scolarizzando. Bravi, continuate così!

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