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5 Vanilla Kush e una lampada Led un giorno s’incontrarono…

Tutto ebbe inizio quando, stanco di comprare a caro prezzo erbaccia dalla strada, decisi di metter su un piccolo impiantino indoor. Una rapida ricerca su Google, e già avevo in mano una lista ben dettagliata di tutto l’occorrente. Una sola cosa mi lasciava perplesso, e metteva in standby i miei acquisti; la scelta della lampada. Leggevo nei vari forum/blog pareri molto discordanti al riguardo, chi lodava la potenza luminosa delle hps, ormai super testate, e chi invece orgoglioso d’utilizzare una nuova fonte di luce alternativa ed economica, quasi futuristica, ovvero i Led, ma dai prezzi davvero proibitivi. Ma allora che fare? Hps o Led? Da una parte c’era la sicurezza d’acquistare un prodotto garantito, dall’altra la mia passione per la tecnologia e la voglia di sperimentare, è bastato contrattare il prezzo di una buona lampada su eBay, e una volta trovato il giusto compromesso col venditore la scelta era fatta: sarà illuminato a Led! Ne ho acquistate 2, una da 150w con tonalità blu per la fase vegetativa, e una da 300w con tonalità rossa per la fase di fioritura. Ho deciso di condividere con voi questa esperienza, non tanto per far vedere cosa ho fatto, ma perché la maggior parte dei report trovati in rete, descrivono coltivazioni indoor con Led da massimo 90w, non ho trovato nulla con wattaggi superiori. Inoltre le lampade utilizzate sono di vecchia generazione, quindi mi è sembrata una buona idea far vedere cosa succede con 300w Led di ultima generazione, dei quali alcuni iR, che dovrebbero completare lo spettro luminoso arrivando a 730nm, ed altri UV, ai quali vengono attribuite proprietà sterilizzanti e antimuffa.

Setup:
-Silver Grow SpiderBox – Taglia L (100x100xh200) – Rivestimento Interno Mylar
-Estrattore TT125 Bi-Potenza (diametro 125 mm) – Portata 220- 280mc/h
-Immissore Elicoidale (diametro 100 mm) – Portata 107mc/h
-Ventilatore oscillante 2 velocità 12V – Diametro pale 18,5 cm
-Bombola Co2 ricaricabile da 2litri – Riduttore di pressione Dannerle 3062 Serie Quantum
-Misuratore Digitale Wohler Mod. CDL-210 (Co2, Umidità e Temperatura)
-Lampada UfoLed 90W DUAL-BAND Rossi 660nm, Blu 455nm (80 blu, 10 rossi)
-Lampada SpiderLed 300W TRI-BAND Rossi 660nm, Blu 455nm,Aran- cio 615nm + iR 730nm + UV 405-/+5nm (243 rossi, 23 blu, 13 arancio + 6 led IR e 3 UV – 288 Led totali)
-Fertilizzanti utilizzati Biobizz (BioGrow – BioBloom – TopMan), BioMagno (Biomagno OM Fioritura)

Lo Strain:
La scelta dello strain è ricaduta sulle Vanilla Kush di Burney’s Farm – 5 seed feminized
-Tipo: Indica Dominante
-Resa: 500 gr X m2
-Altezza: 65 cm
-Periodo di fioritura: 9 settimane
-THC: 22%
-CBD: 1.2%

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Semina e Germinazione
I semi sono stati messi a mollo in acqua osmotica a 38° gradi per circa un’ora, successivamente piantati direttamente in terra, con la punta rivolta verso l’alto a 3-4 mm dalla superficie. Per contenere la terra è stata usata una porzione di padella di polistirolo con 5 fori, di quelle usate per la vendita delle piantine di pomodoro.Terra utilizzata Atami KiloMix. Il tutto è stato messo a dimora in un contenitore trasparente di pvc alimentare con coperchio. In questo modo la terra bagnata ha rilasciato umidità che il coperchio ha trattenuto, mantenendo la stessa intorno al 70%. Il contenitore è stato riposto in un angolo della stanza al riparo dalla luce, ad una temperatura di circa 24 gradi costanti. La germinazione al 100% è avvenuta dopo 3 giorni esatti. Delle 5 piantine nate, 4 sembravano identiche, la quinta risultava più alta e con stelo molto più spesso. Immediatamente messe in grow e sotto Led da 150w mantenuta ad una distanza di 50 cm dalle piantine. Parametri grow: 24°C, umidità 65%, Co2 450ppm circa. Periodo luminoso 18/6.Acqua utilizzata per tutto il ciclo 50% osmotica e 50% di rubinetto.

La Fase Vegetativa
Dopo 3 giorni di polistirolo le piantine sono state trapiantate in vasi tondi da 15 cm di diametro (1,5l). La lampada è rimasta sempre a 50 cm dalle piante e i parametri non sono stati modificati. Si nota fin da subito una crescita veloce e rigogliosa. La prima cosa che ho apprezzato nei Led è che non si nota alcun segno di allungamento degli steli dovuto alla ricerca della luce. Gli internodi sono vicini e gli steli risultano robusti. La lampada non produce un calore significativo, così viene subito aumentata la quantità di co2 a 1500ppm, l’umidità è stata abbassata al 50%, e la temperatura è rimasta invariata. Questo fu un errore poiché con l’uso di Co2 le piante avrebbero sicuramente gradito una temperatura più elevata. Non è stato semplice mantenere la Co2 a quei livelli, purtroppo tutte le grow commerciali, non sono a tenuta stagna, inoltre la Co2 sarebbe stata risucchiata velocemente dall’estrattore. Pertanto mi sono munito di 2 temporizzatori digitali e pazienza certosina per far in modo che ogni 15 minuti si spegnesse l’estrattore e contemporaneamente si fosse attivata l’elettrovalvola che avrebbe rilasciato Co2 nell’ambiente. Ovviamente ancora più difficile è stato regolare la valvola di fine del riduttore di pressione! E’ stata davvero un’impresa cercare di tenere stabile la Co2 a quei valori, che ad essere sinceri non mi ha fatto notare nemmeno grandi incrementi sulla crescita vegetativa. Personalmente penso che l’uso di Co2 debba essere riservato a sistemi di coltivazione professionali e predisposti, o che almeno chi la adopera abbia a disposizione un regolatore digitale con sonda, in modo che l’erogazione sia automatizzata, altrimenti il mio consiglio personale è quello di desistere. Un utilizzo errato di Co2 potrebbe facilmente provocare danni, più che benefici, o addirittura non servire a niente, come nel mio caso. Intanto la bombola finisce ed io decido di non ricaricarla eliminando l’impianto di Co2 dalla grow. Col passare dei giorni le piante raggiungono velocemente i 20cm con 6,7 internodi, e dopo 20 giorni dalla nascita vengono nuovamente trapiantate in vasi quadrati da 11l (22×22). Per il rinvaso è stata usata sempre la stessa terra e sul fondo ho aggiunto un paio di cm d’argilla espansa. Al 23° giorno le piante avevano superato benissimo il rinvaso e decisi di dare la prima dose leggera di fertilizzante, il BioGrow, in ragione di 0,5ml/l. Probabilmente un gesto prematuro, non avevo calcolato che con meno calore le piante avrebbero richiesto meno nutrienti, infatti, dopo poco manifestavano leggeri ma chiari segni di over-fert. Fu eseguito un leggero flush, e la cosa mi fece riflettere, pensai che col fatto che i vasi si asciugassero molto lentamente, ne avrei avuto anche un ritorno economico, poiché il fertilizzante sarebbe servito in minor quantità, ma non fu proprio così. Le piante intanto continuavano a crescere ed io attendevo i prefiori per impostare il timer a 12/12. I giorni passavano e le piante avevano raggiunto i 30 cm e 9 internodi, ma di prefiori nemmeno l’ombra. I led stavano facendo crescere le piante con un leggero ritardo rispetto ad un hps ma avevo tempo e spazio e decisi comunque d’attendere ancora un po’. Solo al 41° giorno con 35 cm d’altezza e 10–11 internodi, finalmente i primi prefiori erano spuntati. Era ora di cambiare lampada e impostare il timer ad un nuovo “ritmo”, era tempo di fiorire!

In Fioritura
Nella prima settimana di fioritura le piante non hanno manifestato grossi segni di stretching. Con 45 giorni di vegetativa alle spalle le piante erano già abbastanza sviluppate e pronte per fiorire. Più che altro si sono notevolmente allargate, tanto da dover decidere se estromettere la pianta centrale o meno.
Toglierne una sarebbe stata la soluzione più giusta, avrei potuto allargare i rami e migliorare l’areazione, ma dopo aver cresciuto quella pianta per settimane non ce l’avrei fatta a buttarla via. Quindi decisi che sarebbe stato meglio tenerla e magari “restringerla” per far spazio alle altre, ovvero tagliarle completamente tutte le foglie primarie per farla diventare più stretta. Una follia lo so, ma in questo modo avrei anche testato come si sarebbe comportata la stessa, dal momento che, ormai è risaputo, tagliare le foglie primarie ad una pianta è come togliere parte del motore, con una conseguente riduzione delle “prestazioni”. Fatto ciò tagliai i rami più bassi delle altre 4 piante fino al 2° internodo. Questo per eliminare eventuali ristagni d’umidità sui vasi, per far in modo che le mani potessero raggiungere facilmente la parte bassa delle piante per la regolare manutenzione e innaffiatura, ma soprattutto, dopo aver potuto finalmente allargare le cime, per far sì che le piante impiegassero tutte le energie solo per le cime illuminate a dovere. Dalla prima settimana di fioritura ho iniziato a fertilizzare con il protocollo Biobizz, rispettandone scrupolosamente le dosi riportate in tabella, ma purtroppo non i tempi! Per alcuni versi, il fatto che i led siano quasi freddi, non è sempre un Pro. Infatti, non avendo calore significativo, la grow era conseguentemente più fredda, e l’acqua assorbita dalla terra evaporava molto lentamente, quindi le irrigazioni sono state effettuate con frequenza settimanale o anche più distanti. Le piante sono cresciute bene finché il terriccio è rimasto fertile, poi sono andate in crisi. Effetto dovuto al rallentamento della concimazione a causa dell’umidità persistente che non ha permesso più di un’irrigazione a settimana. In pratica, l’acqua rimaneva nel substrato anche dopo aver ceduto gli elementi contenuti. Fortunatamente in mio aiuto è arrivata l’estate e con l’aumento delle temperature il problema pian piano è scomparso. I vasi si asciugavano più in fretta ma le foglie manifestavano sempre macchie e scolorimenti anche se le cime, con mio grande stupore, continuavano a crescere come se nulla fosse. Per risolvere i miei problemi mi fu consigliato da un amico del settore, il Biomagno OM fioritura, dato in ragione di 1 ml/l per tutto il periodo di fioritura e fino alla fine. Effettivamente il prodotto risultò un toccasana per le piante, peccato che mi fu consigliato troppo tardi e riuscii ad irrigare solo 2 volte con Biomagno, poiché nel frattempo le piante avevano raggiunto i 60–70 cm e le cime erano ormai belle compatte e mature. Erano trascorsi in totale 70 giorni di fioritura, le piante erano giunte finalmente alla fine. Notai con molto piacere che anche i fiori più in basso, che non ricevevano una gran luce diretta, non avevano alcuna differenza come grado di maturazione rispetto alle cime. Questo dimostra che la penetrazione della lampada è stata eccellente, e la cosa mi ha fatto pentire d’aver eliminato totalmente i rami dei due primi internodi, convinto che la luce non ce l’avrebbe fatta a raggiungerli, in effetti, sarebbe stato sufficiente eliminare solo qualche foglia in basso per i motivi sopra citati, evitando così di perdere, anche se minima, una parte del raccolto. Per eliminare i residui di fertilizzante, che avrebbe potuto comprometterne il gusto, è stato effettuato un flush direttamente con acqua corrente. A questo punto ho voluto applicare una tecnica alquanto curiosa consigliatami dal team di Enjoint, ovvero la tecnica “dell’inchiodatura”. Tecnica che consiste nel conficcare, subito dopo il flush, un chiodo alla base delle piante. La teoria dice che in questo modo la pianta percepisce un chiaro segno che la fine del ciclo vitale è ormai giunto, la pianta sta morendo, e questa reagisce con un’ulteriore produzione di resina nel tentativo disperato di catturare l’ultimo granello di polline per raggiungere lo scopo della sua esistenza, la riproduzione, ma sappiamo bene che tutto ciò non avverrà mai! I vasi furono rimessi in grow e sotto led per altri 5 giorni. A questo trattamento seguì la tecnica del buio. Le piante, così inchiodate, furono forzate ad un lungo sonno. Alla fine del quinto giorno la lampada fu disconnessa dalla rete elettrica e in grow fu buio totale. Quest’azione, per essere ancora più efficace, dovrebbe essere accompagnata da un calo della temperatura, l’escursione termica risulta importante con l’uso di questa tecnica, quindi la stessa fu abbassata da 26 a 20 gradi. Questo metodo aumenta il numero di tricomi e anch’esso stimola ulteriormente la produzione di resina. Privando le piante della fotosintesi queste modificano il proprio metabolismo avviando la trasformazione della clorofilla in zuccheri. Il numero di giorni di buio consigliati va da 3 a 10, ma è stato verificato che il giusto compromesso è di 6 giorni esatti, cercando di fare in modo che la pianta abbia consumato tutta l’acqua a disposizione alla fine del quarto giorno, in modo che i restanti 2, la pianta percepisca siccità. Alla mattina del settimo giorno le piante sono state recise e appese nella stessa grow, intere e a testa in giù. A dispetto della regola tradizionale che prevede il buio totale è stata aggiunta al posto della grossa lampada Led una piccola luce notturna ad incandescenza da 2w, lasciando le piante in penombra. Questo aiuta il consumo di tutta la clorofilla residua, eliminando dal prodotto finale ogni traccia di gusto amaro, aspro,“verde”.

Il Raccolto
Dopo circa 15 giorni d’essiccazione, le cime erano ormai “croccanti”. Era arrivato il momento d’eliminare fusto, rami e foglie secche, e raccogliere finalmente i preziosi fiori. Il quantitativo finale di prodotto secco e pulito ha raggiunto i 124 grammi (413 grammi di fresco). I fiori erano molto resinosi, con profumo potente e persistente. I grammi ottenuti sono stati prodotti in gran parte delle 4 piante laterali. La pianta centrale, a cui erano state tagliate tutte le foglie primarie per far spazio alle altre, ha dato molto poco, e ciò dimostra senza ombra di dubbio che tagliare le foglie è controproducente e ne riduce drasticamente la resa. Ogni singola pianta ha prodotto in media 30 grammi di prodotto finito. I fiori sono stati conservati in barattoli di vetro e messi al buio per una buona concia finale.

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Le Mie Considerazioni
Purtroppo, alla fine di questo lungo ciclo durato circa 4 mesi, dobbiamo sfatare il mito dei leggendari 300wLed=1000wHps. Ho avuto modo di provare Ufo da 90, 150, e in ultima la 300w descritta in questo report. Affermare che una lampada Led da 90w può avere una resa pari ad una 400hps per me è solo un’eresia. Ma allora per quale motivo acquistare lampade Led? Senza dubbio i Led sono ideali per le piccole grow, poiché il calore emesso è davvero minimo. Non hanno alcun cablaggio macchinoso, non occupano spazio e hanno vita molto lunga.Tanti growers coltivano in spazi ridotti e solo poche piante, a volte anche una sola, 90watt risulterebbero sufficienti, e con i led non si avrebbe nessun problema a sfruttare l’intero spazio a disposizione, dato che si potrebbero avvicinare le piante fino a 5 cm dalla lampada senza alcun pericolo. C’è poi da considerare che in spazi ridotti, anche i vasi utilizzati saranno più piccoli, e di conseguenza asciugheranno nei giusti tempi, evitando i problemi di persistenza d’umidità che ho riscontrato io.

Sembrerà un’affermazione senza senso, ma uno dei principali fattori limitanti delle lampade Led, è proprio un suo pregio: l’assenza o quasi di calore.

Proprio perché i Led non emettono calore significativo, utilizzare lampade Led in location fredde, come soffitte o garage è fortemente sconsigliato. Intanto perché le piante hanno bisogno di una temperatura ideale che va dai 19 ai 25 gradi, e poi ci sarebbe da aggiungere ai costi elettrici della lampada quelli di un’eventuale stufetta o altro mezzo di riscaldamento. Dopotutto se la lampada non riscalda e la location non viene riscaldata è impensabile coltivare a 15° o meno! Io scherzosamente definisco le lampade Led “lampade d’appartamento”, poiché è proprio in abitazione riscaldata che i Led lavorano in modo ottimale. Non danno problemi di scarsa umidità (molti con le hps sono costretti ad acquistare umidificatori), non causano ustioni alle piante, può capitare che vada via la corrente anche per qualche secondo, e le hps una volta spente hanno bisogno di un periodo di raffreddamento prima di potersi riaccendere altrimenti il bulbo si logora, le lampade Led non hanno questo problema e durano anni in più. C’è poi da considerare che a parità di watt (da quel che ho potuto costatare), a livello di penetrazione i led sono anche meglio di un hps. Insomma, i pro nell’utilizzo di Led non mancano, ma la cosa importante è di capire fin da subito, che non bisogna far riferimento ai dati tecnici dei costruttori, ma di rendersi conto che per il fatto d’essere una pianta a rapida crescita, la canapa ha esigenza di una grande quantità di energia luminosa. Quindi chiariamo una volta per tutte che 300w Led corrispondono a 300w punto. Non si possono fare paragoni tra una Led e un hps. Sono 2 cose diverse, e come tali si possono solo valutare i pro ed i contro. Se acquistate led per il solo motivo che consumano meno, vi è sfuggito un particolare, meno watt, meno resa! Non sperate di poter illuminare una grow di 1m per 1m con una 90w, sarebbero soldi buttati. Prima di scegliere la giusta lampada è d’obbligo stimare accuratamente l’area da coprire, il tipo di strain e il numero di piante da coltivare. Con una Led da 300w come quella usata in questo ciclo, si può coprire tranquillamente una superficie di coltivazione di circa 1m per 1m, e avere la possibilità di portare a termine con discreti risultati 4 piante di strain medio/grande o 9 di piccola taglia tipo Red Dwarf o Lowrider#2. In conclusione, penso che ancora ci sia strada da fare prima d’avere lampade Led che possano sostituire le attuali hps, ma i Led odierni mi hanno convinto, e credo che una volta trovato il giusto equilibrio con il setup, capito come coltivare a temperature più basse, e applicando le dovute correzioni, otterrò nei prossimi cicli buoni risultati. Perché Led? Ci sono scafisti e velisti, sciatori e snowboardisti, auto diesel e a benzina, ma in un modo o nell’altro arrivano tutti a destinazione. Come in tutte le cose ci sono pro e contro, e solo scelte da fare…

5 di fiori – ENJOINTeam
dal forum di www.enjoint.com

 



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