2019, l’anno del CBD
Dopo il THC (tetraidrocannabinolo), il cannabinoide più conosciuto è certamente il CBD (cannabidiolo), sia per il fatto che è molto più accessibile al pubblico (non essendo stupefacente) sia perché mostra molte attività terapeutiche marcate e interessanti.
Va subito detto: in Europa non esiste una normativa unica del CBD. Ed è proprio per l’assenza di questa normativa che siamo stati “invasi” da centinaia, migliaia di prodotti al CBD: olio, cristalli, alimenti, aromi, e chi più ne ha, più ne metta.
E tutto questo (come già scritto in precedenti occasioni) non potrà durare: l’assenza di una normativa dedicata al CBD verrà presto colmata.
In questo senso, il 2019 potrebbe essere un anno non positivo per il CBD, per come siamo abituati a conoscerlo (ossia in assoluta libertà e senza alcun controllo).
Ho già scritto dell’arrivo di un farmaco industriale (l’Epiodiolex, già prescrivibile in USA, ndr) che arriverà a inizio di quest’anno e che determinerà la consacrazione del CBD al mondo del pharma, ossia delle sostanze dotate di attività terapeutica, con conseguente ricaduta su tutti i prodotti non-farmaco in commercio.
A questo proposito, assume un significato premonitore quanto è accaduto nel mese di dicembre 2018 per un noto prodotto alimentare a base di CBD per il quale, a seguito di interessamento da parte del ministero della Salute, la ditta produttrice ha optato per una interruzione della commercializzazione.
Che è successo? Che pur essendo registrato come preparazione aromatica ottenuta da infiorescenze di canapa con CBD, e quindi pienamente e legalmente corrispondente ai requisiti di legge in materia di aromi, il ministero della Salute ha ritenuto che a livello alimentare (normativa separata da quella degli aromi, ma tant’è) si possano usare solo i semi di canapa e che quindi tale prodotto non può essere commercializzato in Italia.
Ora, ribadendo che le due normative sono distinte, per quale motivo, ancora una volta, l’interpretazione sull’argomento cannabis o, meglio, canapa gioca a sfavore? È solo per un discorso di interpretazione di leggi o magari… Il CBD?
C’è chi auspica una regolamentazione del CBD, differenziando tra dose da “integratore” (che ancora non esiste) e dose da farmaco registrato. Ci si arriverà? Sì, speriamo. Ma non per ora, nonostante il CBD stia per diventare a livello europeo “sostanza dotata di attività terapeutica”.
“Chi vivrà vedrà” dice un proverbio. E allora, aspettiamo.