20 anni dalla scomparsa di Garnet Silk
Dopo la scomparsa di Bob Marley e Peter Tosh, si sarebbe potuto immaginare un vuoto incolmabile; invece sulla piccola isola fucina di talenti, fu come sollevare il vaso di Pandora. Prese il predominio la dancehall quella più sfrenata e violenta. Quando improvvisamente si aprì un varco di luce, un gruppo di giovani da soli riuscirono nei primi anni ’90 a riportare l’attenzione sul Reggae e sulla fede Rastafari.
In pochi anni Garnet Silk ha creato un movimento culturale e spirituale attraversato anche dalla rivoluzione del suono al sistema digitale: un esempio di come attenersi alle radici ed al messaggio contenuto nella musica anche con l’innovazione. Garnet si può accostare anche alla nascita del New Roots e della Conscious music. In una manciata di anni ha compiuto qualcosa di prodigioso, una vita breve ma straordinaria.
Nel ‘92 con “I Can See Clearly Now”, la cover di Johnny Nash con il poeta dub Yasus Afari, decollò definitivamente la sua carriera conclusa prestissimo, il 9 dicembre del 1994, quando morì all’età di 28 anni in un incidente ancora inspiegabile, chissà quanta strada avrebbe percorso il giovane Garnet se fosse vivo.
Sul quotidiano The Observer, in avvicinamento alla data del suo 20° Anniversario, sono stati pubblicati diversi articoli di approfondimento che ne ripercorrono la vita. Addirittura in un’intervista a Donovan Germain, suo storico produttore, spunta forse uno scoop: ci sono ancora inediti e brani mai pubblicati di Garnet Silk nell’archivio della Penthouse che potrebbero uscire prossimamente, ma non indica quando.
a cura di reggaerevolution.it