Ospite da un amico che coltiva cannabis: ora rischia fino a 20 anni di carcere
Nonostante in Italia c'è in discussione una legge sull'autoproduzione, e un futuro referendum, si rischiano ancora 20 anni di carcere per la coltivazione
In Italia la cannabis è proibita, ma 1 cittadino su 6 la fuma. Le narcomafie operano in ogni città, e lo spaccio frutta circa 10 miliardi. Piuttosto che ingrassare i criminali, molti preferiscono l’autoproduzione. Lo dimostrano centinaia di growshop e migliaia di e-commerce, specializzati nella vendita di semi e prodotti per la coltivazione.
Però nei tribunali, per l’art. 73 del DPR 309/90, si indaga ancora in base all’efficacia drogante della sostanza. Così, chi auto-produce 1 Kg di cannabis al 26% di THC, per la legge possiede oltre 10mila dosi di droga. In realtà, se l’estimatore produce estratti o edible, può finire quel quantitativo in meno di 3 mesi; e ce ne vorranno circa 6 per un altro raccolto!
Test sull’uomo indicano che l’effetto psicoattivo può sopraggiungere con 5 o 10mg di THC puro. Questo però dipende da diversi fattori, come gli alimenti ingeriti prima dell’assunzione; e l’effetto entourage del fitocomplesso presente nei fiori.
In Italia non si ammette l’esistenza dell’auto-produttore e consumatore responsabile: per Legge sono tutti “drogati e criminali”; infatti finiscono nei guai con la giustizia circa 35mila cittadini l’anno. Non si può chiedere ad un vegetale di limitare la produzione, e chi coltiva cannabis mira a far crescere piante bellissime. Così i fiori prodotti, che vengono accuratamente conservati, si accumulano. La Legge non lo ammette: a Napoli, Domenico Russo, onesto cittadino a tre materie della laurea in psicologia, estimatore e grower (tra i vincitori della Secret Cannabis Cup di Napoli del 2016), viene arrestato perché trovato in possesso di cannabis: il raccolto estivo essiccato e, sotto due LED, 9 piante.
Durante la bella stagione coltiva 10 piante all’aperto; e consuma gradualmente il raccolto. Effettua anche coltivazioni in casa, durante l’inverno, per produrre un ulteriore scorta, sino al raccolto successivo. Capita addirittura che, parte del prodotto, duri anche più di un anno: la curiosità degli estimatori porta a voler provare sempre nuove genetiche, così si ritrovano ad avere piante in fioritura, ancor prima di finire i precedenti raccolti.
Per dimostrarlo Domenico ha assunto un tecnico di parte, altrimenti si sarebbe dovuto accontentare della relazione che, la Polizia Scientifica, elabora con i dati delle analisi sul prodotto sequestrato: quella classica che tiene conto solo del quantitativo totale e delle dosi ricavabili.
Inoltre, a casa di Domenico, si trovava il dott. Giuseppe Nicosia, antiproibizionista ed esperto di cannabis.
I due si conoscono da circa 5 anni, e spesso si ospitano a vicenda per trascorrere insieme le vacanze. Premesso che il dott. Nicosia aveva già un biglietto aereo per tornare in Sicilia, al momento dell’arresto si trovava costretto in casa dell’amico perché sospettava di avere il Covid: raffreddato, aveva deciso di mettersi in quarantena aspettando di fare il tampone al peggiorare dei sintomi.
Un personaggio come il dott. Nicosia, costretto in una casa con piante di cannabis, molto probabilmente si troverà vicino ad esse a sistemarle, controllarle, e/o fotografarle. Occuparsi delle piante è un’attività terapeutica riconosciuta, e risulta normale per un cittadino che ritiene l’autoproduzione uno dei modi per contrastare il narcotraffico.
Eppure l’accusa, per entrambi, è di concorso per la produzione a fini di spaccio. Rischiano dai 6 ai 20 anni di carcere.