Coltivazione domestica: utilizzare il cocco al posto della terra
Quando si è alle prese con una coltivazione domestica l’uso del terriccio può rivelarsi molte volte scomodo e poco pratico. In questo articolo consideriamo l’uso di un altro substrato come valida alternativa: la fibra di cocco.
L’uso della terra indoor ha una serie di possibili svantaggi rispetto all’uso della fibra di cocco. La terra sporca: sporca la casa, le mani, gli attrezzi, l’acqua di scolo, i vasi. La terra indoor può risultare sensibile all’attacco di muffe ed esser ricettacolo di insetti, dalle formiche ai moscerini molti cercheranno riparo all’interno dei nostri vasi. A meno che non si adoperi un terriccio “top” di indiscussa qualità, sarà molto probabile che all’interno vi siano uova di insetti, o funghi patogeni dell’apparato radicale se non marcescenze o muffe. La terra pesa, e spostare i vasi dopo l’annaffiatura diventa problematico. Tutto questo senza tenere in considerazione gli innumerevoli pregi del terriccio per coltivazioni indoor, ma semplicemente sottolineando i difetti che risultano evidenti rispetto all’uso della fibra di cocco come substrato.
La fibra di cocco infatti essendo, come dice il nome stesso, fibrosa e non polverosa non sporcherà quanto la terra; le mani, gli strumenti, i vasi, la zona di coltivazione eccetera saranno molto più facili da mantenere puliti. Il cocco, essendo composto da fibre inerti, è molto meno esposto alla formazione di muffe e attirerà meno gli insetti. Degraderà molto lentamente e saranno quindi meno probabili casi di marcescenze. Il cocco è molto più leggero del terriccio, favorendo gli spostamenti dei vasi in qualsiasi momento. Questa sua stessa caratteristica favorirà inoltre un eccezionale sviluppo dell’apparato radicale: le radici infatti si espanderanno e si faranno strada nella fibra di cocco molto più velocemente che nel terriccio.
E questa caratteristica non è da sottovalutare in quanto una più veloce e migliore radicazione favorirà un’esplosiva crescita vegetativa, una veloce radicazione dei cloni ed una maggior produzione di fiori/frutti. Oltretutto la fibra di cocco potrà essere riutilizzata due o tre volte, basterà liberarla dalle vecchie radici e sciacquarla con una soluzione a Ph regolato.
Il cocco, proprio per le sue specifiche caratteristiche può anche essere utilizzato all’interno di sistemi idroponici, una volta prese le opportune precauzioni, onde evitare che le fibre vadano ad intasare condotti e filtri sarà opportuno predisporre un sistema atto ad evitare che dal vaso le fibre passino al serbatoio. Il cocco può essere irrigato da un sistema automatico a gocciolamento o a flusso, così come manualmente come si fa col terriccio; le irrigazioni però dovranno essere più frequenti rispetto a quante ne servirebbero per la terra in quanto la fibra di cocco tende ad asciugarsi più in fretta.
Non tutti i mali vengono per nuocere in quanto una più assidua irrigazione provvede ad un più assiduo risciacquo dell’apparato radicale ed a un continuo apporto di sostanze nutritive “fresche” (si previene quasi del tutto la salificazione di molte sostanze all’interno dei vasi e del substrato).
La soluzione nutritiva per le piante in fibra di cocco dovrebbe essere sempre somministrata ad un livello di pH compreso tra il 5,8 e 6,2. Esistono in commercio vari tipi di fertilizzanti specifici per l’uso in fibra di cocco, la maggior parte bicomponenti, alcuni monocomponente, e tutti riportano un livello di pH consigliato a cui somministrare la soluzione nutritiva.
Per utilizzare un panetto di cocco lo si dovrà bagnare e sbriciolare, aggiungendo all’acqua usata per idratare, un poco di micorrize tipo Trichoderma e magari uno stimolatore radicale. Ovviamente l’acqua dovrà essere a Ph regolato.
Prendiamo l’esempio di una pianta di peperoncino africano “Piri-piri” che viene trasferita da un sistema idroponico al cocco. E’ uno shock minore rispetto al trapiantare da idroponica al terriccio, sia per la maggior facilità per l’apparato radicale di espandersi sia per la maggior frequenza di irrigazioni. Il cocco in pratica può essere considerato una via di mezzo fra i due metodi di coltivazione, è molto versatile in questo senso. Potrebbe essere preso in considerazione anche come valido approccio ad un sistema automatizzato o semi-automatizzato di irrigazione per chi non se la sente di abbandonare per sempre l’annaffiatoio manuale ma vuole cominciare a prendere confidenza con la regolazione del pH, il dosaggio dei fertilizzanti e la frequenza delle irrigazioni. Il coltivatore domestico ha nella fibra di cocco una valida alternativa al terriccio e, dato il costo limitato della stessa, vale la pena di fare una prova.