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Nuove applicazioni nell’idroponica

2015-02-12 02.19.03 pmIl termine idroponica, come probabilmente saprete già, indica delle tecniche molto diverse fra loro. L’idroponica praticata ai nostri giorni, dal punto di vista commerciale, consiste di solito in un sistema molto basilare. Si fanno crescere delle piante su dei pani in lana di roccia. Si innaffia più volte al giorno, scaricando dal 25 al 30% della soluzione nutritiva in natura per evitare un accumulo di sali nel substrato. Con questo metodo, così poco ecologico, si può tutt’al più far crescere su vasta scala rose non profumate e verdura e frutta senza sapore.

2015-02-12 02.19.21 pmLa nostra tecnologia, l’aeroponica (strettamente aeroidroponica), con i suoi circuiti chiusi e i suoi semi di qualità, apre la porta a ben altre applicazioni, grazie soprattutto al controllo attento del nutrimento della pianta ed alla iperossigenazione della zona radicale. Anche l’accesso alle radici offre numerose nuove possibilità. In questo articolo passo in rassegna alcune delle tante applicazioni di questa tecnologia, per permettere a chiunque di poter coltivare a casa le piante preferite!

2015-02-12 02.19.41 pmACCESSO ALLE RADICI
Si tratta di un aspetto molto interessante della coltura aeroidroponica. Infatti, nella maggior parte delle piante medicinali, i principi attivi si trovano (o si trovano anche) nelle radici. In alcuni casi, i principi attivi contenuti nella parte aerea della pianta sono diversi da quelli contenuti nella radice. Per procurarseli occorre quindi distruggere la pianta. Il risultato è che numerose piante medicinali sono ipersfruttate in natura, al punto di rischiare l’estinzione.

Nella nostra tecnologia, le radici sono a nudo e pescano nella soluzione nutritiva. Ciò permette di prevedere di raccogliere in abbondanza e in maniera continua, senza che questo sia distruttivo per la pianta. Naturalmente, conviene tagliare contemporaneamente la parte aerea al fine di poter conservare un certo equilibrio alla pianta. In alcuni casi, questa massa vegetale sarà essa stessa fonte di estrazione, in altri 2015-02-12 02.19.54 pmsarà semplicemente compostata. Le radici così prodotte sono pulite e non necessitano di alcun lavaggio prima di essere trattate. Inoltre sono ricche di principi attivi. Adattando il nutrimento, si possono aumentare notevolmente i principi attivi presenti in una pianta. Si adatta anche la nutrizione in funzione della molecola che si cerca di produrre. Inoltre, si accelera la crescita radicale controllando il livello di ossigeno dissolto e, anche in questo caso, il nutrimento della pianta.

Per passare dalla teoria alla pratica, occorre innanzi tutto identificare una raccolta che si presti allo scopo: 2015-02-12 02.20.02 pmoccorre che il principio attivo contenuto sia oggetto di un mercato già esistente e occorre, inoltre, aver già trovato un cliente potenziale pronto ad acquistare la produzione, sia sotto forma di radici che sotto forma di molecole già estratte. Infatti, in questo settore come in tutti gli altri settori dell’agricoltura, è indispensabile aver già organizzato la commercializzazione prima di far partire la coltura.

In GHE, abbiamo realizzato molti test preliminari nella nostra serra di ricerca. Questa stagione ci darà probabilmente le ultime risposte di cui abbiamo bisogno per prevedere uno sfruttamento commerciale, ma già da adesso, i primi risultati sono promettenti. In questo periodo, i nostri test riguardano piante medicinali africane (Mondya whytei, Eiosema cordatum, Tabernanthe iboga), europee (Arnica montana) e una pianta nord americana (Desmanthus ilionensis).

Esiste un altro modo ancora più creativo di raccogliere i principi attivi da una pianta senza distruggerla che ha il vantaggio di non avere bisogno di tagliare la parte aerea. Questo metodo ha superato lo stadio della ricerca per passare a quello della produzione commerciale. Si tratta di un procedimento messo a punto da un laboratorio privato, PAT (Plant Advanced Technology), in collaborazione con INRA (Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica), oggetto di un brevetto internazionale. Tale metodo consiste nel fare passare le molecole attive della radice nella soluzione nutritiva, poi di «raccogliere» queste molecole estraendole da questa soluzione. Gli inventori di questo procedimento lo chiamano processo di «estrazione delle piante». Le si lascia per un periodo di recupero e poi le si «estrae» di nuovo. Il processo permette di aumentare notevolmente la produzione di molecole attive, fino a più di 10 volte per alcune specie. Quando è passata dalle ricerche di laboratorio alla produzione commerciale, Plant Advanced Technology ha scelto uno dei nostri sistemi, AeroFlo, per attrezzare le proprie serre di produzione. La prima serra si trova nel nord-est della Francia. Altre seguiranno su tutto il territorio in funzione del clima ricercato. Un tecnico percorrerà la Francia per effettuare l’«estrazione» ad intervalli regolari e raccoglierà le preziose molecole che saranno raggruppate nella sede della società dove saranno poi messe in commercio.

Queste 2 tecniche, la raccolta da radici e quella da molecole, aprono nuove prospettive agli agricoltori, in particolare ai coltivatori di serre che hanno, allo stato attuale delle cose, problemi di sopravvivenza della loro attività senza sovvenzioni governative.

PRODUZIONE DI GRANDI QUANTITÀ DI VEGETALI
L’installazione di un sistema aeroidroponico di dimensioni commerciali è molto costosa. Non può essere redditizia con la maggior parte delle colture vegetali tradizionali. Tuttavia, vi sono numerose «nicchie» che rendono moltissimo. L’esempio che segue permette di comprendere la differenza.

E’ difficile produrre pomodori in maniera redditizia (senza alcuna sovvenzione!). Tuttavia, una coltura di pomodori ciliegia sarà pienamente redditizia. Il pomodoro è oggetto di una produzione di tipo industriale su vasta scala, contro la quale è difficile lottare, mentre il pomodoro ciliegia resta ancora un prodotto semi-artigianale.

Per fare un altro esempio, in California dove vi è molta richiesta e il prodotto è raro, abbiamo creato un campo di basilico di circa 100 m2. Il rendimento è stato di $ 8.000 in 3 mesi, nel suo picco di produzione, ripagando anche ampiamente le spese di investimento dell’impianto. Si tratta di uno dei rari esempi che io conosca di agricoltura «tradizionale» in cui l’investimento dell’impianto è stato ripagato già dal primo raccolto.

Dalle piante prodotte si possono estrarre anche oli essenziali. Dato che si produce una grande quantità di verdure di ottima qualità in poco tempo, si può alimentare una distilleria di dimensioni commerciali su una superficie molto ridotta. In questa stagione abbiamo effettuato dei test in questo senso. Vogliamo valutare se è più redditizio estrarre oli essenziali o confezionare piante secche per venderle sotto forma di tisane. Le piante scelte per questo test sono state la menta e la verbena, entrambi già in produzione.

Esistono numerose altre possibilità di raccolte non tradizionali. Uno dei nostri clienti utilizza l’aeroidroponica per propagare, su scala commerciale, piante carnivore. Un altro, le utilizza per fare fiorire piante rare e difficili da coltivare fuori dal loro ambiente naturale. Da parte nostra, noi eseguiremo dei test quest’anno e negli anni a venire, su una coltura di wasabi japonica, un rizoma dal quale si ricava la mostarda verde che accompagna i piatti a base di sushi. Questa pianta, infatti, cresce sulle montagne giapponesi e pochi sono gli agricoltori che vogliono continuare a vivere in condizioni rudi. Si tratta di un test a lungo termine, il rizoma, infatti, impiega 5 anni prima di essere pronto per la commercializzazione!

LE COLTURE DELL’ESTREMO!
Uno dei primi sistemi aeroidroponici che abbiamo progettato, a metà degli anni 80, è stato utilizzato da un gruppo di ingegneri in missione in Africa (Sierra Leone). Dovevano realizzare un progetto in una regione mineraria dove il suolo era talmente povero e di cattiva qualità che niente vi cresceva sopra. Dopo diversi tentativi infruttuosi di giardinaggio e dopo aver mangiato soltanto cibo in scatola, ci hanno chiesto di elaborare un sistema che potesse fornire loro dell’insalata e qualche verdura fresca. Da allora, partecipiamo regolarmente a progetti di questo tipo, dei quali uno dei più memorabili è stato un sistema per una spedizione in antartico che doveva trascorrere l’inverno sul posto.

La camera di coltura era provvista anche di amache, per permettere ai componenti dell’equipe di venire a turno a rilassarsi, riscaldarsi e stare alla luce. Senza contare che l’apporto di cibo fresco sul posto non ha prezzo. In questo momento, il progetto in corso è il progetto Tara. Si tratta di una spedizione francese, una nave che si è lasciata inghiottire dal ghiaccio al polo nord e che andrà alla deriva col ghiaccio nell’arco di 2 anni. Ciò permetterà di realizzare una cartografia dello spessore del ghiaccio che servirà da riferimento per misurare meglio la velocità di riscaldamento climatico e del suo impatto sui ghiacci del polo. La nave viene rifornita e la sua equipe rinnovata ogni 6 mesi. Sono stati portati a bordo i nostri AeroFlo allo scopo di avere un po’ di cibo fresco ma anche per avere sulla nave un luogo ludico e molto luminoso per alternare un po’ la lunga notte polare. Questo progetto è uno dei più interessanti al quale abbiamo preso parte, nonostante le enormi difficoltà sul piano tecnico a causa delle numerose restrizioni imposte dalla situazione, in particolare la poca elettricità concessa allo spazio di coltura. Il progetto è ancora in corso. Se siete interessati, potete seguirne il progresso sul sito di Tara.

Verso la fine degli anni 70, la nostra tecnologia è stata sviluppata essenzialmente per poter nutrire gli uomini nello spazio. Infatti, una delle chiavi per vivere più a lungo in una stazione spaziale, è quella di poter produrre sul posto cibo fresco.

Questa applicazione non è stata ancora messa in pratica e ci vorranno ancora molti anni prima che il progetto possa essere realizzato. Nell’attesa, qui sulla terra, le applicazioni di queste ricerche sono sempre più numerose. L’aeroidroponica apporta una soluzione ecologica a numerosi problemi di ipersfruttamento delle piante e anche la possibilità di potersi nutrire in luoghi dove finora questo non era possibile.

William Texier (GHE)

 



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